Totokamen (Totò) e Tarantenkamen (Nino Taranto) sono due illusionisti. Il primo finge una forza sovrumana scambiata per vera dal faraone (Nerio Bernardi), che lo crede davvero il figlio di Amon e gli chiede di sconfiggere Maciste (Samson Burke).

Fernando Cerchio, specializzato verso la fine degli anni Cinquanta nel genere mitologico, tenta qui la carta della mescolanza di generi. Ne viene fuori un'insalata insipida, con cortocircuiti temporali eccessivi e alla lunga poco credibili (e ancor meno divertenti). Totò e Taranto fanno quello che possono, alcuni loro duetti sono gradevoli, ma è difficile salvare l'intera barca, affondata da difetti di vario genere: in primis il Maciste monoespressivo di Burke (d'altronde com'erano anche quelli dei pepla originali) che ha l'unica funzione di abbattere qualche muro di cartapesta. Cerchio ritenterà a fare un'operazione simile l'anno successivo con Totò e Cleopatra (1963).