Inizio del ventesimo secolo. Appena arrivato in collegio, Törless (Mathieu Carrière) si avvicinerà a due suoi compagni, perversi e violenti, che sfogano il loro sadismo su un coetaneo (Marian Seidovsky). Törless si ritroverà presto coinvolto nei loro sporchi giochi. Il primo lungometraggio di Volker Schlöndorff è una curata trasposizione del notevole romanzo omonimo di Robert Musil. Il neoregista rischia poco, e si limita a seguire alla lettera il testo di partenza, ma la sua messinscena è essenziale ed efficace a ricreare il clima angoscioso che si respira sulla pagina scritta. È una sorta di racconto di formazione, dall'adolescenza all'età adulta, e un brusco risveglio in cui il protagonista si trova catapultato in un mondo crudele dove, per sopravvivere, bisogna essere carnefici e non vittime. Tante le tematiche (compresa l'omosessualità forzatamente repressa) per una pellicola che appare principalmente come una metafora della Germania alla soglia del nazismo. Potente, anche se esteticamente non memorabile. Credibili i giovani attori protagonisti.