Deciso a vivere in campagna, seguendo gli istinti di libertà e l'anticonformismo del periodo, Oliviero (Giorgio Tirabassi) affida la figlia di quattro anni avuta con Stella (Sandrine Bonnaire) al nonno Ludovico (Marcello Mastroianni). Tra i due nasce un profondo legame affettivo, turbato però dall'intrusione di Stella, che non vuole perdere la propria figlia. Un lungo, amaro flashback su un rapporto che avrebbe potuto svilupparsi nel tempo, ma che è rimasto congelato per testardaggine e incomprensioni. Francesca Archibugi indaga i sentimenti contrastanti di due generazioni in conflitto: la prima è quella della ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale (incarnata da Mastroianni) che, nonostante le idee di libertà proclamate, ha preferito una situazione standardizzata, mentre la seconda è quella dei loro figli, che non si riconoscono in quanto è stato realizzato e portano avanti un ideale di protesta. Chi può ricavare il meglio da questa situazione è solo una bambina, la terza generazione che, se inizialmente non riesce a conciliare i due pensieri, poi raccoglie quanto di meglio i due differenti punti di vista possono offrirle. Al di là delle pur buone interpretazioni di Mastroianni e della Bonnaire, il film non convince e annoia: troppo preso a offrire una visione innocente, dimentica di gettare le basi per un dramma ben bilanciato, raffazzonando tutto dietro a discorsi retorici e a situazioni lasciate malamente in sospeso, sulla base di personaggi ordinari e prevedibili.