Viaggio in Italia
1954
Paesi
Italia, Francia
Genere
Drammatico
Durata
85 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Roberto Rossellini
Attori
Ingrid Bergman
George Sanders
Maria Mauban
Anna Proclemer
Katherine (Ingrid Bergman) e Alex (George Sanders), aristocratica coppia inglese, giungono a Napoli per una vacanza estiva nel sud Italia. Qui, sullo sfondo delle bellezze turistiche e naturalistiche campane, i latenti dissidi tra i due verranno lentamente a galla.
Dopo Stromboli terra di Dio (1950) ed Europa '51 (1952), Viaggio in Italia è il terzo e ultimo capitolo della “trilogia della solitudine” rosselliniana, trittico di opere con al centro la crisi esistenziale dei personaggi interpretati da Ingrid Bergman e con cui il regista romano si smarcò dal Neorealismo che lo rese celebre nel dopoguerra. Il deragliamento (pessimista e senza approdo) dalla razionalità della protagonista è fortemente indotto dal contesto geografico che la circonda: tuttavia, l'affascinante sfondo in cui si muove la Bergman, fatto di bellezze naturali ma anche di reminiscenze storiche e culturali (i musei, i templi dell'epoca classica), porta, dopo un iniziale sbandamento mistico, a una ricongiunzione della coppia, in un'ideale conclusione delle peregrinazioni irrazionali che fanno da leitmotiv delle tre pellicole. Rarefatta, ineffabile e a tratti impenetrabile, è l'opera più audace e allo stesso tempo moderna della trilogia, anticipando, di fatto, molto del cinema anti-narrativo e concettuale che si affermerà negli anni successivi. Prima di Antonioni, infatti, in Viaggio in Italia è possibile vedere i prodromi dell'“immagine-tempo”, ossia quel cinema scardinato dal giogo dello storytelling e che si apre alle attese, alle atmosfere e agli ambienti vuoti che teorizzerà Deleuze qualche tempo dopo. L'alienazione psicologia dell'essere umano moderno, in particolare della borghesia e della sua cultura, trovano una suggestiva e ancora efficacissima rappresentazione audiovisiva. Splendida la sequenza finale, in cui avviene il “miracolo”. Al momento dell'uscita, non venne capito e fu stroncato sia dalla critica italiana che americana. Saranno i critici dei Cahiers du Cinéma i primi a considerarlo un capolavoro.
Dopo Stromboli terra di Dio (1950) ed Europa '51 (1952), Viaggio in Italia è il terzo e ultimo capitolo della “trilogia della solitudine” rosselliniana, trittico di opere con al centro la crisi esistenziale dei personaggi interpretati da Ingrid Bergman e con cui il regista romano si smarcò dal Neorealismo che lo rese celebre nel dopoguerra. Il deragliamento (pessimista e senza approdo) dalla razionalità della protagonista è fortemente indotto dal contesto geografico che la circonda: tuttavia, l'affascinante sfondo in cui si muove la Bergman, fatto di bellezze naturali ma anche di reminiscenze storiche e culturali (i musei, i templi dell'epoca classica), porta, dopo un iniziale sbandamento mistico, a una ricongiunzione della coppia, in un'ideale conclusione delle peregrinazioni irrazionali che fanno da leitmotiv delle tre pellicole. Rarefatta, ineffabile e a tratti impenetrabile, è l'opera più audace e allo stesso tempo moderna della trilogia, anticipando, di fatto, molto del cinema anti-narrativo e concettuale che si affermerà negli anni successivi. Prima di Antonioni, infatti, in Viaggio in Italia è possibile vedere i prodromi dell'“immagine-tempo”, ossia quel cinema scardinato dal giogo dello storytelling e che si apre alle attese, alle atmosfere e agli ambienti vuoti che teorizzerà Deleuze qualche tempo dopo. L'alienazione psicologia dell'essere umano moderno, in particolare della borghesia e della sua cultura, trovano una suggestiva e ancora efficacissima rappresentazione audiovisiva. Splendida la sequenza finale, in cui avviene il “miracolo”. Al momento dell'uscita, non venne capito e fu stroncato sia dalla critica italiana che americana. Saranno i critici dei Cahiers du Cinéma i primi a considerarlo un capolavoro.
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