Il generale Della Rovere
1959
Paesi
Italia, Francia
Generi
Drammatico, Storico
Durata
132 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Roberto Rossellini
Attori
Vittorio De Sica
Hannes Messemer
Vittorio Caprioli
Giovanna Ralli
Sandra Milo
Franco Interlenghi
Italia, 1944-45. Truffatore che si finge colonnello per aiutare i parenti delle vittime in cambio di denaro, Giovanni Bertone (Vitorio De Sica) viene catturato dai tedeschi, i quali, in cambio della grazia, gli chiederanno di diventare una spia. Dovrà assumere i panni del generale Della Rovere, militare badogliano, entrare in carcere e individuare un capo partigiano.
Ispirato a un racconto di Indro Montanelli e sceneggiato da Sergio Amidei, Diego Fabbri e il giornalista stesso, Il generale Della Rovere è il film che vide Rossellini ritornare ai temi che lo avevano reso celebre in tutto il mondo nel dopoguerra (la resistenza, la liberazione) e, soprattutto, è l'opera che riconciliò il regista con la critica italiana, dopo il grande freddo con cui era stata accolta (a torto) la “trilogia della solitudine” (Stromboli terra di Dio del 1950; Europa 51 del 1952; Viaggio in Italia del 1954). Un prepotente ritorno allo storytelling tradizionale e al dramma bellico inteso nella sua forma più cinematograficamente istituzionale (il Neorealismo è un lontano ricordo): tuttavia, la forza della pellicola risiede nella rappresentazione della miseria morale di un uomo, rendendolo simbolo della doppiezza e dell'ipocrisia dell'Italia stessa nel periodo della Liberazione. Andando a toccare nervi delicatissimi, attraverso la figura del protagonista, Rossellini e Montanelli raccontano la faccia opportunista, bieca e politicamente non schierata di quella parte di Italia (maggioritaria?) che stette a guardare. Straordinario Vittorio De Sica, che abbandona la commedia all'italiana per dare vita a una maschera su cui, progressivamente, si disegna il percorso di redenzione morale che attraversa il personaggio, fino alla dura sequenza finale. Per la sua rappresentazione poco patriottica dell'Italia in guerra, venne pesantemente attaccato durante la Mostra del Cinema Venezia, con lancio di uova e sputi a Rossellini da parte della destra. Nonostante ciò, Leone d'oro al miglior film ex aequo con La grande guerra (1959) di Mario Monicelli.
Ispirato a un racconto di Indro Montanelli e sceneggiato da Sergio Amidei, Diego Fabbri e il giornalista stesso, Il generale Della Rovere è il film che vide Rossellini ritornare ai temi che lo avevano reso celebre in tutto il mondo nel dopoguerra (la resistenza, la liberazione) e, soprattutto, è l'opera che riconciliò il regista con la critica italiana, dopo il grande freddo con cui era stata accolta (a torto) la “trilogia della solitudine” (Stromboli terra di Dio del 1950; Europa 51 del 1952; Viaggio in Italia del 1954). Un prepotente ritorno allo storytelling tradizionale e al dramma bellico inteso nella sua forma più cinematograficamente istituzionale (il Neorealismo è un lontano ricordo): tuttavia, la forza della pellicola risiede nella rappresentazione della miseria morale di un uomo, rendendolo simbolo della doppiezza e dell'ipocrisia dell'Italia stessa nel periodo della Liberazione. Andando a toccare nervi delicatissimi, attraverso la figura del protagonista, Rossellini e Montanelli raccontano la faccia opportunista, bieca e politicamente non schierata di quella parte di Italia (maggioritaria?) che stette a guardare. Straordinario Vittorio De Sica, che abbandona la commedia all'italiana per dare vita a una maschera su cui, progressivamente, si disegna il percorso di redenzione morale che attraversa il personaggio, fino alla dura sequenza finale. Per la sua rappresentazione poco patriottica dell'Italia in guerra, venne pesantemente attaccato durante la Mostra del Cinema Venezia, con lancio di uova e sputi a Rossellini da parte della destra. Nonostante ciò, Leone d'oro al miglior film ex aequo con La grande guerra (1959) di Mario Monicelli.
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