Una banda di rapitori sequestra due ragazzini: il primo, figlio del ricco ingegner Filippini (James Mason), viene liberato a scapito del secondo, freddato da un colpo di pistola. Il padre di quest'ultimo, Mario Colella (Luc Merenda), cerca vendetta, mentre il commissario Magrini (Vittorio Caprioli) indaga sul caso. Classico esempio di poliziesco all'italiana, da un soggetto del produttore Galliano Juso che si ispirò a un fatto di cronaca dell'epoca. Fernando Di Leo, regista-artigiano dal tocco lieve, tenta di cogliere il malessere serpeggiante tipico dei cosiddetti “anni di piombo”, rappresentando le contraddizioni di una società sull'orlo del collasso e la sottile violenza che domina i rapporti di potere. Ma la sceneggiatura (firmata dallo stesso Di Leo con Ernesto Gastaldi e Nicola Manzari), abbastanza agile nella prima parte, gira a vuoto nella seconda, perdendosi in lungaggini, inseguimenti e sparatorie; e gli scontri di classe (il proletario vs. il ricco e cinico borghese, la figura politicizzata del commissario) risultano troppo didascalici. Confezione ai limiti della sciatteria e interpretazioni non propriamente memorabili (Valentina Cortese, nel ruolo di Grazia Filippini, dimostra di non saper stemperare la sua attitudine alla caricatura): si salva solo Vittorio Caprioli, che regala una performance degna di nota. Musiche di Luis Bacalov.