Le amiche
1955
Paese
Italia
Generi
Drammatico, Sentimentale
Durata
104 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Michelangelo Antonioni
Attori
Eleonora Rossi Drago
Gabriele Ferzetti
Franco Fabrizi
Valentina Cortese
Yvonne Furneaux
Clelia (Eleonora Rossi Drago), a Torino per aprire un negozio di moda, conosce in circostanze drammatiche Rosetta (Madeleine Fischer) e la sua amica Momina (Yvonne Furneaux). Entra così a contatto con il vuoto mondo della borghesia cittadina, popolato da donne ciniche e uomini egoisti.
Tratto dal romanzo Tra donne sole di Cesare Pavese, è un raffinato studio d'ambiente e di personaggi sul milieu della borghesia torinese. Come in alcuni film precedenti del regista, il personaggio intorno a cui ruota la vicenda, in questo caso la giovane Clelia, è estraneo all'ambiente che la circonda: proprio in virtù di questa sua non appartenenza è in grado di riconoscere l'impoverimento morale cittadino e tenta di contrastarlo. Intorno al suo personaggio il film cresce acquistando spessore e sostanza grazie a un'insolita polifonia di voci femminili, elemento caratterizzante di questo quarto lungometraggio del cineasta romagnolo. Ognuna delle donne riflette un diverso aspetto della femminilità, ma tutte risultano caratterizzate con grande capacità di introspezione e acume intellettuale. Molto più sfocati i personaggi maschili, passivi catalizzatori di sentimenti di amore privi di ogni sensibilità. Il ritmo della narrazione è sufficientemente scorrevole, solo a tratti appesantito da qualche eccesso di verbosità nei dialoghi. L'impianto registico, premiato con un meritato Leone d'Argento a Venezia, mostra invece una piena consapevolezza dei propri mezzi, nel suo continuo sforzo di economia espressiva tradotto in uno stile asciutto e rigoroso.
Tratto dal romanzo Tra donne sole di Cesare Pavese, è un raffinato studio d'ambiente e di personaggi sul milieu della borghesia torinese. Come in alcuni film precedenti del regista, il personaggio intorno a cui ruota la vicenda, in questo caso la giovane Clelia, è estraneo all'ambiente che la circonda: proprio in virtù di questa sua non appartenenza è in grado di riconoscere l'impoverimento morale cittadino e tenta di contrastarlo. Intorno al suo personaggio il film cresce acquistando spessore e sostanza grazie a un'insolita polifonia di voci femminili, elemento caratterizzante di questo quarto lungometraggio del cineasta romagnolo. Ognuna delle donne riflette un diverso aspetto della femminilità, ma tutte risultano caratterizzate con grande capacità di introspezione e acume intellettuale. Molto più sfocati i personaggi maschili, passivi catalizzatori di sentimenti di amore privi di ogni sensibilità. Il ritmo della narrazione è sufficientemente scorrevole, solo a tratti appesantito da qualche eccesso di verbosità nei dialoghi. L'impianto registico, premiato con un meritato Leone d'Argento a Venezia, mostra invece una piena consapevolezza dei propri mezzi, nel suo continuo sforzo di economia espressiva tradotto in uno stile asciutto e rigoroso.
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