Chung Kuo – Cina
1972
Paese
Italia
Genere
Documentario
Durata
207 min.
Formato
Colore
Regista
Michelangelo Antonioni
A metà strada tra diario di viaggio e reportage, uno sguardo sulla Cina remota e impenetrabile della Rivoluzione Culturale Maoista, filmato per la RAI da Antonioni su invito del governo della Repubblica Popolare. Si divide in tre parti dedicate a tre contesti urbani e geografici diversi: Pechino, le regioni rurali a sud del Fiume Giallo e Shanghai. Primo documentario per Antonioni dai tempi dei fortunati esordi con Gente del Po (1943) e altri cortometraggi che, di fatto, furono tra i titoli inaugurali della stagione del neorealismo italiano. Filmando la Cina più inaccessibile e segreta, eccezionalmente concessa allo sguardo occidentale da una rara volontà di apertura del governo, il regista ferrarese elabora una preziosa riflessione sullo sguardo, sui suoi limiti e sulle sue potenzialità. All'autore non interessa offrire risposte, né forse si sente in grado di darne, percepita la siderale distanza culturale con il mondo osservato. La cinepresa si sofferma invece più volte sull'incrociarsi nudo di sguardi, ed è in questi momenti che Antonioni, coerente con tutto il suo cinema, nasconde il senso profondo e misterioso del suo documento filmato. Anche il commento, curato da Andrea Barbato, passa in secondo piano e si diluisce nello scorrere lento delle immagini, tanto dilatato nei ritmi da risultare oggi di non facilissima fruizione. In Italia scontentò tutti, per il suo essere né a favore né contro la Cina maoista. In Cina accese violente polemiche interne e una versione integrale del film è stata proiettata per la prima volta solo nel 2002. Di grande spessore la troupe tecnica: tra gli altri Franco Arcalli al montaggio e Luciano Tovoli alla fotografia.
Maximal Interjector
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