Blow-Up
Blowup
1966
Paesi
Gran Bretagna, Italia, Usa
Generi
Drammatico, Giallo
Durata
111 min.
Formato
Colore
Regista
Michelangelo Antonioni
Attori
David Hemmings
Vanessa Redgrave
Sarah Miles
John Castle
Jane Birkin
Veruschka von Lehndorff
In un parco londinese, Thomas (David Hemmings), fotografo di successo, osserva da lontano i movimenti di una coppia e scatta alcune fotografie. La donna (Vanessa Redgrave) si accorge di lui e lo avvicina per chiedergli con insistenza il rullino: in quelle foto c'è qualcosa, o qualcuno, che non andava fotografato.
Liberamente ispirato al racconto Le bave del diavolo di Julio Cortázar, è il film che ha segnato la svolta internazionale più profonda nella carriera del cineasta emiliano, imponendo il suo nome all'attenzione del pubblico anglofono. Substrato teorico alla base del progetto è la natura elusiva e polisemica delle immagini: dentro una immagine se ne nascondono infinite, come infiniti sono i significati che ogni osservatore può attribuire a una realtà che è sempre negli occhi di chi guarda, come sembra suggerire anche la celebre sequenza finale metafisica. Per sottolineare la moltiplicazione dei punti di vista, Antonioni ricorre a una interessante scelta di regia: lo sguardo del fotografo coincide raramente con quello del regista, e quelle che potrebbero sembrare delle soggettive del fotografo, in realtà, non lo sono mai. In questo modo Antonioni sottolinea la sua presenza dentro il film, accanto al suo personaggio, che in quanto manipolatore di sequenze di immagini può considerarsi un suo doppio. Meno ostico rispetto alle sue precedenti opere e in grado di trasformarsi in vero e proprio fenomeno di costume, fu un caso eccezionale di film d'autore realizzato nella massima libertà creativa all'interno di una grossa major come la Metro-Goldwyn-Mayer. Destò scandalo per la rappresentazione anarchica e libertaria della Swinging London, conquistando una storica Palma d'oro al Festival di Cannes. Splendido, dall'inizio alla (memorabile) fine.
Liberamente ispirato al racconto Le bave del diavolo di Julio Cortázar, è il film che ha segnato la svolta internazionale più profonda nella carriera del cineasta emiliano, imponendo il suo nome all'attenzione del pubblico anglofono. Substrato teorico alla base del progetto è la natura elusiva e polisemica delle immagini: dentro una immagine se ne nascondono infinite, come infiniti sono i significati che ogni osservatore può attribuire a una realtà che è sempre negli occhi di chi guarda, come sembra suggerire anche la celebre sequenza finale metafisica. Per sottolineare la moltiplicazione dei punti di vista, Antonioni ricorre a una interessante scelta di regia: lo sguardo del fotografo coincide raramente con quello del regista, e quelle che potrebbero sembrare delle soggettive del fotografo, in realtà, non lo sono mai. In questo modo Antonioni sottolinea la sua presenza dentro il film, accanto al suo personaggio, che in quanto manipolatore di sequenze di immagini può considerarsi un suo doppio. Meno ostico rispetto alle sue precedenti opere e in grado di trasformarsi in vero e proprio fenomeno di costume, fu un caso eccezionale di film d'autore realizzato nella massima libertà creativa all'interno di una grossa major come la Metro-Goldwyn-Mayer. Destò scandalo per la rappresentazione anarchica e libertaria della Swinging London, conquistando una storica Palma d'oro al Festival di Cannes. Splendido, dall'inizio alla (memorabile) fine.
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