Zabriskie Point
Zabriskie Point
1970
Paese
Usa
Genere
Drammatico
Durata
110 min.
Formato
Colore
Regista
Michelangelo Antonioni
Attori
Mark Frechette
Daria Halprin
Paul Fix
Rod Taylor
Harrison Ford
Philip Baker Hall
Dopo uno scontro a fuoco con la polizia durante una manifestazione in un campus a Los Angeles, lo studente Mark (Mark Frechette) a bordo di un aeroplano fugge verso il deserto dell'Arizona. Nel mezzo della Valle della Morte incontra Daria (Daria Halprin), una ragazza come lui in rotta di collisione con la cultura dominante.
Secondo film girato da Antonioni per la Metro-Goldwyn-Mayer e prodotto da Carlo Ponti, dopo la fortunata parentesi inglese di Blow-Up (1966). Traendo spunto da un fatto di cronaca, la sceneggiatura nasce dal tentativo di sintesi tra disomogenei contributi di scrittura: lo sguardo italiano, non privo di un certo provincialismo, sul fenomeno della controcultura di Antonioni e Tonino Guerra e l'apporto autoctono, organico alla cultura americana, della penna di Sam Shepard, che si aggiungono ai contributi di Franco Rossetti e Clare Peploe. Il limite più evidente che denuncia la pellicola risiede nelle modalità schematiche e superficiali con cui l'America è osservata. Tanto i personaggi quanto gli esili lineamenti della trama mancano di profondità e struttura, risultando in buona misura inquadrati in prevedibili stereotipi. Il punto di forza dell'opera sta invece nella sua bellezza figurativa (fotografia di Alfio Contini): sempre attento ai paesaggi e ai luoghi, Antonioni filma con indubbia eleganza una Los Angeles in cui ogni centimetro è occupato dalla pubblicità e dove l'unico spazio residuo di autenticità per le relazioni umane sembra essere il deserto. Insieme alla visionaria sequenza dell'esplosione finale, è celebre la colonna sonora (Grateful Dead, Rolling Stones e Pink Floyd), diventata un cult generazionale.
Secondo film girato da Antonioni per la Metro-Goldwyn-Mayer e prodotto da Carlo Ponti, dopo la fortunata parentesi inglese di Blow-Up (1966). Traendo spunto da un fatto di cronaca, la sceneggiatura nasce dal tentativo di sintesi tra disomogenei contributi di scrittura: lo sguardo italiano, non privo di un certo provincialismo, sul fenomeno della controcultura di Antonioni e Tonino Guerra e l'apporto autoctono, organico alla cultura americana, della penna di Sam Shepard, che si aggiungono ai contributi di Franco Rossetti e Clare Peploe. Il limite più evidente che denuncia la pellicola risiede nelle modalità schematiche e superficiali con cui l'America è osservata. Tanto i personaggi quanto gli esili lineamenti della trama mancano di profondità e struttura, risultando in buona misura inquadrati in prevedibili stereotipi. Il punto di forza dell'opera sta invece nella sua bellezza figurativa (fotografia di Alfio Contini): sempre attento ai paesaggi e ai luoghi, Antonioni filma con indubbia eleganza una Los Angeles in cui ogni centimetro è occupato dalla pubblicità e dove l'unico spazio residuo di autenticità per le relazioni umane sembra essere il deserto. Insieme alla visionaria sequenza dell'esplosione finale, è celebre la colonna sonora (Grateful Dead, Rolling Stones e Pink Floyd), diventata un cult generazionale.
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