Il nordamericano Allie Fox (Harrison Ford), geniale inventore dalle idee anticonformiste, decide di trasferirsi con la famiglia sulla Costa delle Zanzare, in Sudamerica, e lì si mette in testa di costruire un'enorme macchina del ghiaccio per aiutare gli indigeni. Lo scontro tra capitalismo e natura, tra uomo occidentale e Terzo mondo selvaggio, è un tema che affascina da sempre Weir, che, anche in questo film, si muove efficacemente tra invettiva politica e schemi da thriller. Sceneggiata da Paul Schrader, sulla base di una storia vera, la pellicola costruisce la figura di un idealista che spinge troppo in là il proprio sogno, capace di calpestare qualsiasi cosa e di perdere tutto pur di vederlo realizzato. Weir racconta l'incontro tra progetto e deragliamento, ma lo fa senza prendere facili posizioni, affidandosi a un protagonista emblematico (un Harrison Ford antitetico rispetto al suo Indiana Jones) e a un cast che conta il compianto River Phoenix e la bravissima Helen Mirren, defilata ma perfettamente funzionale. Ed è l'osservazione della famiglia di Allie a fornire l'approfondimento degli assunti generali: i contrasti e le difficoltà personali e sentimentali riflettono le contraddizioni del protagonista. Il finale solitario e scarnificato, sulle tracce di una zattera tra le acque di un fiume, racconta senza punti fermi le derive di un'utopia tramutatasi in follia personale, che cela alle sue spalle una critica a un intero sistema di pensiero e di cultura che rimanda al pensiero e all'atteggiamento statunitense/occidentale. Quando Herzog incontra Hollywood. Fotografia di John Seale, musiche di Maurice Jarre.