La signora senza camelie
1953
Chili
Paesi
Italia, Francia
Generi
Drammatico, Sentimentale
Durata
105 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Michelangelo Antonioni
Attori
Lucia Bosé
Gino Cervi
Andrea Checchi
Ivan Desny
Alain Cuny
L'attrice Clara Manni (Lucia Bosé), apprezzata dal pubblico più per la sua bellezza che per le sue qualità attoriali, è corteggiata dal produttore Gianni Franchi (Andrea Checchi). Costretta a sposarsi e a sacrificare la sua carriera, la ragazza cerca conforto nella relazione con il diplomatico Nardo Rusconi (Ivan Desny).
Da una sceneggiatura scritta insieme a Pier Maria Pasinetti, Suso Cecchi D'Amico e Citto Maselli, Antonioni ha tratto un melodramma non perfettamente riuscito sebbene non privo di spunti interessanti. Frutto di una travagliata realizzazione, dopo varie modifiche di scrittura e un importante cambio di interprete (il ruolo della protagonista fu rifiutato dalla Lollobrigida perché ritenuto offensivo nei confronti di alcuni personaggi reali del mondo del cinema), merita oggi di essere guardato con l'attenzione che forse non gli è stata mai riservata. Se alcuni personaggi, in particolare quelli maschili, risultano abbozzati e il tono generale del film ondeggia indeciso tra la satira di costume e il dramma interiore, l'affresco del mondo di celluloide offerto da Antonioni nell'intreccio metacinematografico non lascerà indifferenti gli amanti della settima arte. Il sottobosco di cinematografari, produttori e starlette immortalato nel film regala un vivido spaccato dell'industria cinematografica degli anni '50, duramente accusata di cinismo, vacuità e ipocrisia. Splendida, e densa di significato, la passeggiata dei due amanti tra le scenografie di cartapesta a Cinecittà.
Da una sceneggiatura scritta insieme a Pier Maria Pasinetti, Suso Cecchi D'Amico e Citto Maselli, Antonioni ha tratto un melodramma non perfettamente riuscito sebbene non privo di spunti interessanti. Frutto di una travagliata realizzazione, dopo varie modifiche di scrittura e un importante cambio di interprete (il ruolo della protagonista fu rifiutato dalla Lollobrigida perché ritenuto offensivo nei confronti di alcuni personaggi reali del mondo del cinema), merita oggi di essere guardato con l'attenzione che forse non gli è stata mai riservata. Se alcuni personaggi, in particolare quelli maschili, risultano abbozzati e il tono generale del film ondeggia indeciso tra la satira di costume e il dramma interiore, l'affresco del mondo di celluloide offerto da Antonioni nell'intreccio metacinematografico non lascerà indifferenti gli amanti della settima arte. Il sottobosco di cinematografari, produttori e starlette immortalato nel film regala un vivido spaccato dell'industria cinematografica degli anni '50, duramente accusata di cinismo, vacuità e ipocrisia. Splendida, e densa di significato, la passeggiata dei due amanti tra le scenografie di cartapesta a Cinecittà.
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