Un viaggio lisergico che vede protagonista una ragazza d'umore malinconico, Isidore (Anna Alvaro), alle prese con alcune figure maschili per lei cruciali. Alla ricerca di un'isola dei pirati, il suo è un percorso che si arricchirà di incontri a dir poco non convenzionali. Ruiz, che si dimostra autore restio agli stereotipi e agli incasellamenti di genere, gira un film surreale e paranoide sospeso tra rigore e follia, che guarda al passato ma rilegge una certa vena iconoclasta e funambolica, all'insegna di una sensibilità più moderna e contemporanea. Ne viene fuori un coacervo stimolante e spiazzante, un gesto di libertà capace di attirare l'attenzione dello spettatore pur senza mai coccolarlo e ricorrendo a immagini fisse, d'impronta pittorica. Tuttavia alla lunga viene fuori la natura un po' farraginosa di un'operazione di scarsa intelligibilità, ripiegata su se stessa e decisamente preda di un ermetismo che non conosce aperture e vie di fuga. Rimane comunque il forte impatto immaginifico, mai scontato e spesso dirompente, di un film d'avventura solo sulla carta, nel quale il viaggio è pretesto per dare vita a un mondo rovesciato e privo di coordinate, paradossale oltre ogni limite.