Zardoz
Zardoz
1974
Paese
Gran Bretagna
Generi
Fantascienza, Grottesco, Avventura
Durata
105 min.
Formato
Colore
Regista
John Boorman
Attori
Sean Connery
Charlotte Rampling
Sara Kestelman
John Alderton
Niall Buggy
Sally Anne Newton
Anno 2293. L'umanità è divisa in due: da una parte un piccolo gruppo di eletti che ha raggiunto l'immortalità e che vive in una sorta di Eden sotto una cupola di vetro; dall'altra una massa di poveri che vengono ipnotizzati dal falso Dio Zardoz e che vengono massacrati dagli eletti tramite guerrieri noti come “sterminatori”. Sarà proprio uno di loro, Zed (Sean Connery), a penetrare nel Vortex (la cupola) e a promuovere una rivoluzione.
Girato in totale autonomia produttiva e con forti limiti di budget da John Boorman dopo il successo di Un tranquillo weekend di paura (1972), è uno dei più bizzarri e discussi film di fantascienza degli anni '70. Caratterizzato da una esuberanza stilistica spesso stucchevole e indigeribile e da una evidente confusione nella storyline, rappresenta tuttavia un interessante esempio di pura creatività autoriale, con molte sequenze non prive di un forte fascino allegorico: dall'enorme testa di Zardoz che sputa armi per gli “sterminatori” fino alla sequenza psichedelica della stanza dove gli eletti, appena morti, rinascono sotto forma di feti. Inoltre, facendosi largo a colpi di machete nella giunga di simbolismi grotteschi e bizzarri, è possibile intravedere l'asse portante della filmografia di John Boorman: lo scontro tra progresso e natura. Le persone che vivono nel Vortex sono infatti la massima rappresentazione della tecnologia che schiaccia la natura (vincendo addirittura la morte), facendosi oscuro simbolo della deriva scientista che, per l'autore britannico, l'uomo stava prendendo negli anni '70. Molto evocativa, infine, anche la sequenza in cui gli “immortali”, guardando un video dei massacri di Zed, scoprono le barbarie su cui si basa la loro prosperità. Sbeffeggiato da critica e pubblico quando usci, è stato in parte rivalutato con il tempo. Baraonda kitsch-intellettuale da riscoprire, con un Sean Connery in costume entrato nella leggenda.
Girato in totale autonomia produttiva e con forti limiti di budget da John Boorman dopo il successo di Un tranquillo weekend di paura (1972), è uno dei più bizzarri e discussi film di fantascienza degli anni '70. Caratterizzato da una esuberanza stilistica spesso stucchevole e indigeribile e da una evidente confusione nella storyline, rappresenta tuttavia un interessante esempio di pura creatività autoriale, con molte sequenze non prive di un forte fascino allegorico: dall'enorme testa di Zardoz che sputa armi per gli “sterminatori” fino alla sequenza psichedelica della stanza dove gli eletti, appena morti, rinascono sotto forma di feti. Inoltre, facendosi largo a colpi di machete nella giunga di simbolismi grotteschi e bizzarri, è possibile intravedere l'asse portante della filmografia di John Boorman: lo scontro tra progresso e natura. Le persone che vivono nel Vortex sono infatti la massima rappresentazione della tecnologia che schiaccia la natura (vincendo addirittura la morte), facendosi oscuro simbolo della deriva scientista che, per l'autore britannico, l'uomo stava prendendo negli anni '70. Molto evocativa, infine, anche la sequenza in cui gli “immortali”, guardando un video dei massacri di Zed, scoprono le barbarie su cui si basa la loro prosperità. Sbeffeggiato da critica e pubblico quando usci, è stato in parte rivalutato con il tempo. Baraonda kitsch-intellettuale da riscoprire, con un Sean Connery in costume entrato nella leggenda.
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