News
Venezia 76, Hirokazu Kore-eda parla di "La vérité", della Francia e delle sue attrici

Si è appena svolta la conferenza stampa di La vérité, primo film girato fuori dal Giappone da Hirokazu Kore-eda, famoso regista nipponico reduce dal successo di Un affare di famiglia, vincitore della Palma d'oro a Cannes 2018. 

Ad accompagnarlo c'erano le sue protagoniste, Catherine Deneuve e Juliette Binoche, insieme alle altre interpreti femminili del film, Clementine Grenier, Ludivine Sagnier e Manon Clavel.

Ecco alcuni dei passaggi più interessanti.

HIROKAZU KORE-EDA

Il film nasce da una pièce teatrale e inizialmente si trattava di una storia ambientata soltanto in un camerino. È stata poi Juliette Binoche a contattarmi e a mettere in moto la produzione, proponendomi di lavorare insieme già nel 2011: è così che mi è venuta l'idea di girare in Francia, cercando attrici che rappresentassero la storia della cinematografia francese. 

Per questo ho cambiato la sceneggiatura, incentrandola sul rapporto madre e figlia e modificandola anche a seguito di alcuni incontri con Juliette Binoche e Catherine Deneuve. Questa operazione, durata circa due anni, ha creato un ottimo rapporto di fiducia fra di noi.

La relazione fra le due donne non arriva a una risposta, vivono accettando l'una l'esistenza dell'altra. Il film, però, non parla solo di famiglia: si esplorano anche legami che superano quello di sangue. Si crea così una sorta di magia, accompagnata dall'ipotesi della bugia, ed è proprio in questo ambito che la famiglia si evolve e si muove. 

CATHERINE DENEUVE

Ho messo molto di me stessa in questo film. Lo faccio quasi con tutti i personaggi che interpreto. In questo caso, la sensazione era quella di un ruolo composto, una donna che è sia attrice sia madre, una persona che comprendo e che ho approcciato proprio come se fosse una composizione.

Le riprese si sono rivelate un'esperienza originale e complessa. È servito un po' di tempo ad abituarsi al comunicare in lingue diverse, usando sempre una traduttrice come intermediaria. Inizialmente è stato frustrante ma i tentativi di spiegare quali espressioni fossero necessarie nelle diverse scene si sono rivelati interessanti.

JULIETTE BINOCHE

Per me è stato un sogno lavorare con Kore-eda, erano quattordici anni che aspettavo questa opportunità. Essere in un suo film con anche Catherine Deneuve è, per me, la realizzazione dei miei sogni, una consacrazione viva e preziosa.

Io sono solita prepararmi molto prima di girare, ma Kore-eda mi ha detto di non fare nulla. Durante le riprese, invece di darmi indicazioni, si muoveva con me, gesticolava quando il mio personaggio doveva gesticolare e sospirava quando lo facevo anche io. Arrivati al momento della cena, quando Lumir attacca sua madre, ho finalmente capito la definizione di "commedia" che il regista continuava a dare al film e, da lì in poi, i movimenti e i gesti sincronizzati sono diminuiti: eravamo in sintonia. 

CLÉMENTINE GRENIER

Il regista mi diceva che voleva che la nipote fosse libera come lo era sua nonna e, all'inizio, non capivo esattamente che cosa intendesse. Pian piano, però, ho cominciato a indovinare che cosa volesse: dovevo stare calma e controllarmi. Così sono diventata più brava e più forte con lo svolgersi delle riprese.

LUDIVINE SAGNIER e MANON CLAVEL

Per me è stato un regalo incontrare Kore-eda, ero basita quando ho saputo che aveva pensato a me per il film. Mi sono molto divertita a interpretare questo ruolo: il regista cercava la verità del mio personaggio che, sotto la facciata leggera e superficiale, nasconde molte sfumature.

Per me è stata la prima esperienza sul set di un lungometraggio ed è stato bellissimo. Ho lavorato molto, anche attraverso un dialogo costante con il regista e le mie colleghe, e ho cominciato a ragionare su me stessa, sulle mie nevrosi, le mie paure e le mie pigrizie per rifletterne alcune nel personaggio.

Maximal Interjector
Browser non supportato.