Iron Pussy (Michael Shaowanasai) è commesso in un supermercato, ma di notte si trasforma in un incrocio tra un travestito e un agente segreto, una specie di 007 versione drag queen. Le sue indagini riguarderanno le banche thailandesi. Il film più pop di Apichatpong Weerasethakul rappresenta un'inversione di tendenza non da poco rispetto al tono consueto dei film del regista, di solito a metà tra l'ascetico e l'estatico, con una sospensione costante tra l'ermetismo e l'esotismo. In questo caso, il regista thailandese si prefissa infatti l'obiettivo di confezionare una mitologia pop dei supereroi che, con la scusa dell'inconsueta ambientazione thailandese, si rifaccia ai modelli occidentali solo e soltanto per ribaltarli, parodiarli, farli propri al fine di violarne i connotati prestabiliti, agendo in equilibrio tra iconoclastia e vocazione naif. Il kitsch, però, è dilagante e senza freni, al servizio di trovate così sfilacciate e dal fiato corto da poter suggerire solo tenerezza. Ne viene fuori un fumettone sospeso tra musical e operetta, in bilico tra lo sconforto e il ridicolo involontario, che in teoria potrebbe dire qualcosa dell'immaginario popolare del Sud-est asiatico (e non è detto che non lo faccia), ma in cui il più delle volte domina incontrastato l'imbarazzo.