A partire dal racconto di una ragazza che narra al regista di come fu venduta allo zio dal padre, si aggiungono le interviste a diverse altre persone. Il regista thailandese Apichatpong Weerasethakul, autore dal nome impronunciabile ma tra i rappresentanti di primo piano del cinema del Sud-est asiatico, realizza un curioso oggetto filmico, evocativo ed esotico fin dal titolo (Mysterious Object at Noon, un misterioso oggetto a mezzogiorno), che contribuisce a identificarlo come una sorta di ufo. Muovendosi verso l'accostamento composito e variegato e la libera associazione, il regista fa suo uno sguardo documentario in cui la registrazione del dato e dell'evento soggiace solo in minima parte a delle esigenze narrative, lavorando piuttosto sulla scomposizione forzata delle immagini e del senso interno a esso. Una categoria estetica e culturale, quella della modernità, in cui Apichatpong rientra appieno, ma che tuttavia non riesce a salvare del tutto il suo film dal rischio della freddezza e dell'evanescenza, incapace di garantire una compiutezza e un'intelligibilità che siano realmente utili allo spettatore. La troupe ha realmente viaggiato per la Thailandia, percorrendola in lungo e in largo per raccogliere le testimonianze inserite poi nella pellicola. Girato in 16 mm e allargato poi a 35 per la distribuzione internazionale.