La giovane Anna (Greta Garbo) torna a vivere con il padre (George F. Marion) che praticamente non ha mai conosciuto. S'innamorerà di un marinaio (Charles Bickford), ma il suo oscuro passato continuerà a tormentarla. «Garbo talks!»: questo il principale lancio pubblicitario di Anna Christie, a segnalare che, finalmente, il pubblico avrebbe potuto ascoltare la voce della diva Greta Garbo. Questo, purtroppo, è anche il principale motivo d'interesse nei confronti di un film deboluccio, con poca grinta e con una trama (incentrata su una prostituta pentita) interessante ma a forte rischio retorica. Il regista Clarence Brown evita alcune trappole ma, con il passaggio al parlato, fatica anche a lui a tenere le redini della sua pellicola. Il principale difetto, in un prodotto così innocuo, sono proprio i dialoghi, verbosi e artefatti. L'anno successivo ne venne realizzata anche una versione tedesca, diretta da Jacques Feyder, e sempre con Greta Garbo nei panni della protagonista. Tratto da un dramma di Eugene O'Neill, Anna Christie venne già portato sul grande schermo nel 1923 da John Griffith Wray con Blanche Sweet nel ruolo principale.