In seguito a un'accusa per omicidio, la scrittrice Catherine Tramell (Sharon Stone) viene affidata al dottor Michael Glass (David Morrissey) per una perizia psichiatrica. La donna tenta incessantemente di sedurre l'uomo, tanto da sconvolgere la sua esistenza conducendolo in un pericoloso vortice di erotismo e perversione.
Futile e improponibile sequel di un cult del thriller erotico degli anni '90, che fece della coppia Sharon Stone-Michael Douglas un archetipo di patinata lussuria e furibonda attrazione sessuale. L'aura eccitante del capostipite svanisce qua in un'accozzaglia di situazioni tra lo sconfortante e il ridicolo involontario, sulla base di una sceneggiatura da brividi (da non intendere come pregio per la tensione trasmessa). Imbarazzante l'ossatura di una vicenda conscia di non essere in grado di sopravvivere autonomamente se non tramite continui riferimenti al primo capitolo. Numerose le scene di sesso in cui Sharon Stone scalpita e cerca di riproporre i fasti (e gli accavallamenti di gambe) del passato: sembra quasi che la star, terrorizzata dall'appropinquarsi dei cinquant'anni, necessiti la conferma di essere ancora un'attraente divoratrice di ruspanti giovanotti. Terribili la maggior parte degli interpreti, sedicenti figurine che recitano dialoghi ridicoli nella loro assurdità. Una delusione anche per gli erotomani più incalliti.