La bugiarda
1965
Paesi
Usa, Francia, Spagna, Italia
Genere
Commedia
Durata
91 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Luigi Comencini
Attori
Catherine Spaak
Enrico Maria Salerno
Marc Michel
Riccardo Cucciolla
Manuel Miranda
Maria (Catherine Spaak) è una ragazza piacente e spregiudicata che si spaccia per la sua coinquilina, una hostess d'aereo. Questa bugia le permette di gestire due relazioni: quella con il nobile sposato e cattolico Adriano (Enrico Maria Salerno) e l'altra con il giovane dottore Arturo (Marc Michel), ma le cose si complicano quando l'amica muore in un incidente aereo e i due contendenti scoprono l'uno l'esistenza dell'altro.
Comencini trae questo lungometraggio da una commedia omonima di Diego Fabbri, concentrandosi sullo spunto femminista: la protagonista è sveglia e capace di volgere le situazioni più intricate a proprio vantaggio, mentre gli uomini ne escono come dei perfetti imbecilli, pronti a lasciarsi imbambolare da un bel visino. Quello che si ottiene è un capovolgimento degli stereotipi di genere: la donna ne esce come una virago, spudorata e adultera, mentre l'uomo finisce per incarnare la parte debole della coppia, premuroso fino all'umiliazione, cedevole e privo di nerbo. Allo stesso tempo, il regista, di confessione valdese, ne approfitta per rifilare una stoccata all'ipocrisia cattolica, impersonata dal personaggio di Adriano, che si professa credente praticante, ma porta avanti una relazione extraconiugale. Gli spunti potrebbero essere interessanti, ma il film non decolla mai: la protagonista, impersonata dalla bella Catherine Spaak, non riesce a convincere, gli altri personaggi risultano poco incisivi e la trama è svolta in modo superficiale e pasticciato, finendo ben presto per annoiare.
Comencini trae questo lungometraggio da una commedia omonima di Diego Fabbri, concentrandosi sullo spunto femminista: la protagonista è sveglia e capace di volgere le situazioni più intricate a proprio vantaggio, mentre gli uomini ne escono come dei perfetti imbecilli, pronti a lasciarsi imbambolare da un bel visino. Quello che si ottiene è un capovolgimento degli stereotipi di genere: la donna ne esce come una virago, spudorata e adultera, mentre l'uomo finisce per incarnare la parte debole della coppia, premuroso fino all'umiliazione, cedevole e privo di nerbo. Allo stesso tempo, il regista, di confessione valdese, ne approfitta per rifilare una stoccata all'ipocrisia cattolica, impersonata dal personaggio di Adriano, che si professa credente praticante, ma porta avanti una relazione extraconiugale. Gli spunti potrebbero essere interessanti, ma il film non decolla mai: la protagonista, impersonata dalla bella Catherine Spaak, non riesce a convincere, gli altri personaggi risultano poco incisivi e la trama è svolta in modo superficiale e pasticciato, finendo ben presto per annoiare.
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