Il gatto
1977
Paesi
Italia, Francia
Generi
Commedia, Grottesco, Giallo
Durata
109 min.
Formato
Colore
Regista
Luigi Comencini
Attori
Ugo Tognazzi
Mariangela Melato
Dalila Di Lazzaro
Michel Galabru
Jean Martin
Aldo Reggiani
Philippe Leroy
Adriana Innocenti
Amedeo (Ugo Tognazzi) e Ofelia (Mariangela Melato) sono due odiosi fratelli. Da tempo cercano di mandare via gli inquilini di un palazzo di loro proprietà perché hanno ricevuto una importante proposta per demolire e ricostruire lo stabile. Gli occupanti degli appartamenti, però, non sono collaborativi e, esasperati dall'insistenza dei due, uccidono il loro gatto. I fratelli avviano così un'indagine per scoprire il colpevole.
Luigi Comencini sembra riprendere lo spirito de I mostri (1963) di Dino Risi nel mettere in luce le idiosincrasie e le manie ossessive nascoste dietro alla rispettabile facciata dell'italiano medio borghese. In una singolare (per il cinema italiano) cornice da commedia nera, Ugo Tognazzi e Mariangela Melato interpretano con misurato istrionismo due fratelli abietti, avidi, prepotenti e infidi, spinti ad agire non dal senso civico, ma dal puro tornaconto personale. Gli inquilini del palazzo, tuttavia, non sono tanto migliori di loro: nascosti dietro a un velo di perbenismo e ipocrisia, gli scheletri che hanno nell'armadio smascherano la loro bassezza morale. La regia sorregge con fluida ironia la geometrica scrittura (basata su un soggetto di Rodolfo Sonego, autore anche della sceneggiatura insieme ad Augusto Caminito e Fulvio Marcolin), nonostante le diverse sottotrame possano far calare l'attenzione. Una pellicola ricca di sarcasmo, in cui Comencini racconta la grettezza di un certo tipo di italianità, pronta a tutto per poter guadagnare sulle spalle altrui. Contributi tecnici di prim'ordine: fotografia di Ennio Guarnieri, musiche di Ennio Morricone e scene di Dante Ferretti.
Luigi Comencini sembra riprendere lo spirito de I mostri (1963) di Dino Risi nel mettere in luce le idiosincrasie e le manie ossessive nascoste dietro alla rispettabile facciata dell'italiano medio borghese. In una singolare (per il cinema italiano) cornice da commedia nera, Ugo Tognazzi e Mariangela Melato interpretano con misurato istrionismo due fratelli abietti, avidi, prepotenti e infidi, spinti ad agire non dal senso civico, ma dal puro tornaconto personale. Gli inquilini del palazzo, tuttavia, non sono tanto migliori di loro: nascosti dietro a un velo di perbenismo e ipocrisia, gli scheletri che hanno nell'armadio smascherano la loro bassezza morale. La regia sorregge con fluida ironia la geometrica scrittura (basata su un soggetto di Rodolfo Sonego, autore anche della sceneggiatura insieme ad Augusto Caminito e Fulvio Marcolin), nonostante le diverse sottotrame possano far calare l'attenzione. Una pellicola ricca di sarcasmo, in cui Comencini racconta la grettezza di un certo tipo di italianità, pronta a tutto per poter guadagnare sulle spalle altrui. Contributi tecnici di prim'ordine: fotografia di Ennio Guarnieri, musiche di Ennio Morricone e scene di Dante Ferretti.
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