Captive State
Captive State
2019
Paese
Usa
Genere
Fantascienza
Durata
109 min.
Formato
Colore
Regista
Rupert Wyatt
Attori
John Goodman
Ashton Sanders
Vera Farmiga
Machine Gun Kelly
Madeline Brewer
Alan Ruck
James Ransone
Ben Daniels
Kevin Dunn
La Terra, dopo un'invasione, è governata dagli alieni ormai da dieci anni. La popolazione è divisa tra chi accetta il presente e chi si oppone al governo alieno, organizzando una ribellione.

Più che il racconto di un’invasione aliena Captive State è “una storia d’occupazione aliena”, come lo definisce il regista Rupert Wyatt, già dietro la macchina da presa per il reboot L’alba del pianeta delle scimmie (2011). Ambientato a Chicago, il film si configura fin dalle prime battute come un prodotto di fantascienza dalle atmosfere cupe e nichiliste: alquanto spiazzante e originale per il modo in cui cerca di ritagliarsi un approccio personale al genere dal taglio pensoso e riflessivo, cadenzato e ipnotico, calato in un’America allo sbando ed esplicitamente divisa tra caos e ordine, tra democrazia e anarchia. Col passare dei minuti però l’immersione in universo post-apocalittico degradato e in un clima di totale sospensione perde progressivamente mordente, l’ispirazione della sceneggiatura latita e il vuoto pneumatico è sempre dietro l’angolo. Il risultato finale è probabilmente più estenuante e paralizzante che affascinante e seducente, ma il coraggio non manca e il lavoro sulla messa in scena, pur con qualche pretenziosità di troppo, regala più di una sequenza d’impatto. La presenza degli alieni è in realtà soltanto un pretesto, tanto che le creature irrompono sulla scena molto tardi e non si investe molto né sulle loro prerogative né sul design per rappresentarle (il budget non a caso è abbastanza contenuto per un film di questo tipo e ammonta a circa 25 milioni di dollari). Fiore all’occhiello dell’operazione, chiaro esempio di sci-fi psicologica, è l’ottima interpretazione, nei panni di un poliziotto, di John Goodman, alle prese con una dei ruoli più catatonici e sotto le righe della sua carriera: una maschera impassibile e silente, caricata di radicali e oscuri contrasti interiori ed esteriori, che avrebbe avuto un impatto anche maggiore all’interno di un film più equilibrato e compatto.
Maximal Interjector
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