Alcune prostitute cominciano a sparire nel nulla, il loro protettore ed ex detective della polizia (Kim Yoon-seok) si mette alla ricerca dell’ultima ragazza scomparsa e del possibile responsabile.

Per il suo esordio al lungometraggio Na Hong-jin prende spunto da un evento di cronaca nera accaduto in Corea e lo trasforma in un thriller oscuro e spietato. Il regista dirige una storia senza vincitori in cui non esistono personaggi positivi e tale impossibilità di immedesimazione, anche con l’ambiguo protagonista, rende The Chaser un’opera straniante e disorientante. Nonostante i temi trattati non siano particolarmente innovativi (sfruttamento della prostituzione, violenza urbana, criminalità dilagante), Na Hong-jin dirige una pellicola d’impatto che riesce a mantenere la tensione per tutta la sua durata anche grazie ad alcune svolte narrative inaspettate; il giovane regista coreano dimostra di essere a suo agio soprattutto nella messa in scena di sequenze d’azione per niente semplici, come l’emozionante inseguimento tra Eom Joong-ho e Jae Yeong-min, che vengono dosate nel corso della pellicola senza risultare ridondanti. The Chaser è un film cupo e crudele che in alcuni elementi richiama altri thriller coreani di successo – pensiamo a Old Boy o Memories of Murder – ma che possiede una personalità ben precisa. Lo sfondo dell’intero racconto è una città alienante e pericolosa che ospita personaggi fondamentalmente disperati. Dal protagonista Eom Joong-ho al grottesco attentatore, passando per la giovane Mi-jin, l’unica lingua conosciuta è quella della violenza: la pellicola è infatti un’impietosa rappresentazione di una società al collasso in cui il serial killer non solo sembra un bravo ragazzo che vive in un elegante quartiere residenziale, ma la polizia è perennemente in ritardo e fallisce in ogni azione. Tutto il cast risulta in parte, in particolare spicca la prova del protagonista Kim Yoon-seok.