In un futuro prossimo, trent'anni dopo l'ultima guerra nucleare, un uomo (Denzel Washington) attraversa un paesaggio post-apocalittico, fatto di città abbandonate e campi inariditi. L'uomo è una figura pacifica ma, se viene sfidato, per gli avversari non c'è scampo.
Non è mai mancata l'ambizione ai fratelli Hughes, fin dai tempi del loro secondo lungometraggio Dollari sporchi (1995), ma l'eccessivo puntare in alto, in questo caso, si trasforma in pretenziosità e in eccessiva sicurezza nei propri mezzi. I due registi, fatta in parte eccezione per La vera storia di Jack lo squartatore (2001), hanno sempre firmato delle pellicole derivative, prive di un'identità propria e scopiazzate qua e là. Non fa eccezione Codice Genesi, lungometraggio suggestivo solo sulla carta, che dopo pochi minuti rivela la sua natura banale e inconsistente. Dialoghi verbosi e azione insoddisfacente finiscono per dare vita a un film inadeguato per qualsiasi tipo di pubblico. Denzel Washington partecipa ai difetti della pellicola e la sua interpretazione è di maniera e calcata sui ruoli che l'avevano reso popolare qualche anno prima.