Nei sobborghi dello stato di New York s'intrecciano le vicende del motociclista Luke (Ryan Gosling), stuntman senza dimora né affetti divenuto un fuorilegge per mantenere il proprio figlio, e del poliziotto Avery (Bradley Cooper). A quindici anni di distanza da un tragico evento, i loro figli stringeranno amicizia al liceo, facendo riemergere i fantasmi del passato.

Epopea transgenerazionale declinata al maschile, in cui il peso dell'eredità paterna schiaccia i personaggi in una realtà predeterminata senza possibilità di cambiamento, Come un tuono mette in scena un affresco di ampio respiro nel tentativo di sottolineare quanto il passato incida sul futuro, risultando però un film scisso, costituito da tre blocchi privi di un efficace raccordo narrativo. Il crimine come ultimo, disperato appiglio a un'esistenza ai margini, il cuore di tenebra della legge, le colpe dei padri che ricadono sui figli, sono le direttrici lungo le quali la pellciola spazia, rischiando però di restare intrappolato in una struttura a incastro fin troppo rigida. Ryan Gosling perfetto come icona trasgressiva: capelli biondo platino, muscoli in evidenza, sigaretta perennemente in bocca e tatuaggi (“hand-some” sulle nocche delle dita è geniale) malcelati da t-shirt sgualcite indossate alla rovescia sono gli elementi distintivi che esaltano il fascino di un bello e dannato destinato all'autodistruzione. Film di luoghi e situazioni che si ripetono, anche a distanza di anni, come suggerisce l'evocativo titolo originale, rimane un affresco energico e potente, a cui manca un pizzico di coraggio, soprattutto nel finale.