Roberto (Ricardo Darín) è un introverso proprietario di una ferramenta di Buenos Aires, incapace di stringere legami significativi con altri esseri umani. L'incontro con il cinese Jun (Ignacio Huang), un ragazzo appena arrivato in Argentina senza conoscere una parola della lingua locale, lo cambierà: Roberto lo accoglie in casa sua, incapace di abbandonarlo a se stesso. Commedia e dramma si alternano in questa insipida pellicola, attraversata da forzati inserti surreali e grotteschi, oltre che da tematiche (la comunicazione, l'accoglienza, il diverso) che si vorrebbero socialmente impegnate. Ma, a ben guardare, le idee sono poche e poverissime, così come la struttura narrativa su cui si poggia è tanto fragile quanto prevedibile. Una conclusione melensa e ricattatoria fa il resto: pessimo e da evitare, nonostante la discreta performance del protagonista. Immeritatamente vincitore del Marc'Aurelio d'oro e del premio del pubblico al Festival di Roma 2011.