Cuore sacro
2005
Timvision
Paese
Italia
Genere
Drammatico
Durata
120 min.
Formato
Colore
Regista
Ferzan Özpetek
Attori
Barbora Bobulova
Camille Dugay Comencini
Lisa Gastoni
Massimo Poggio
Gigi Angelillo
Erika Blanc
Andrea Di Stefano
Caterina Vertova
Stefano Santospago
Michela Cescon
Manager di successo, Irene Ravelli (Barbora Bobulova) vuole sfruttare a scopi imprenditoriali un antico palazzo appartenuto alla sua defunta madre. La vita di Irene cambia in seguito all'incontro con Benny (Camille Dugay Comencini), un'impertinente ragazzina che fa volontariato presso la parrocchia gestita da padre Carras (Massimo Poggio). La donna decide così di dedicarsi completamente alla cura dei più bisognosi, rinunciando alla carriera e attirandosi le ire della cinica zia Eleonora (Lisa Gastoni) che vorrebbe farla internare come pazza.
Özpetek tenta di raccontare un percorso di scoperta spirituale in cui una donna che ha tutto decide di spogliarsi dei suoi averi per dedicarsi agli altri: una sorta di santa contemporanea votata all'altruismo disinteressato. Ambizioni alte, modelli di riferimento altisonanti (niente meno che Europa '51 di Roberto Rossellini, da cui viene perfino ripreso il nome della protagonista Irene), ma risultato decisamente insufficiente per un film che scivola in simbolismi tanto facili quanto stucchevoli e in un misticismo all'acqua di rose che sfocia nel sovrannaturale (Irene parla con i morti o vede sé stessa a servizio nella mensa dei poveri) in maniera gratuita e, a tratti, abbastanza ridicola. Una favola innocua e fiacca, pasticciata ed eccessivamente derivativa (nel calderone citazionista si possono trovare riferimenti neanche troppo velati a Pasolini, Kieślowski e Dreyer), povera di idee e di coraggio, banale e incapace di suscitare alcun interesse o coinvolgimento. Sottotono (benché premiata con un David di Donatello e un Nastro d'Argento europeo) la prova di Barbora Bobulova, decisamente indisponente la piccola Camille Dugay Comencini, figlia della regista Francesca. Il titolo del film fa riferimento a una frase della madre di Irene, convinta che in ogni essere umano convivano due cuori: uno profano e uno sacro.
Özpetek tenta di raccontare un percorso di scoperta spirituale in cui una donna che ha tutto decide di spogliarsi dei suoi averi per dedicarsi agli altri: una sorta di santa contemporanea votata all'altruismo disinteressato. Ambizioni alte, modelli di riferimento altisonanti (niente meno che Europa '51 di Roberto Rossellini, da cui viene perfino ripreso il nome della protagonista Irene), ma risultato decisamente insufficiente per un film che scivola in simbolismi tanto facili quanto stucchevoli e in un misticismo all'acqua di rose che sfocia nel sovrannaturale (Irene parla con i morti o vede sé stessa a servizio nella mensa dei poveri) in maniera gratuita e, a tratti, abbastanza ridicola. Una favola innocua e fiacca, pasticciata ed eccessivamente derivativa (nel calderone citazionista si possono trovare riferimenti neanche troppo velati a Pasolini, Kieślowski e Dreyer), povera di idee e di coraggio, banale e incapace di suscitare alcun interesse o coinvolgimento. Sottotono (benché premiata con un David di Donatello e un Nastro d'Argento europeo) la prova di Barbora Bobulova, decisamente indisponente la piccola Camille Dugay Comencini, figlia della regista Francesca. Il titolo del film fa riferimento a una frase della madre di Irene, convinta che in ogni essere umano convivano due cuori: uno profano e uno sacro.
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