Desiderio inappagato
Hateshinaki yokubō
1958
Paese
Giappone
Generi
Commedia, Noir
Durata
90 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Shōhei Imamura
Attori
Ko Nishimura
Shōichi Ozawa
Hiroyuki Nagato
Sanae Nakahara
Taiji Tonoyama
Durante la Seconda guerra mondiale, un tenente nasconde insieme a tre complici un carico di morfina in un rifugio sotto l'ospedale militare. Dieci anni dopo la fine delle ostilità gli uomini si ritrovano per recuperare il bottino ma sembra esserci almeno una persona di troppo. Inoltre dove prima c'era l'ospedale ora c'è una macelleria. Il piano è di occupare una casa lì vicino e scavare un tunnel di nascosto. Gli imprevisti in agguato saranno numerosi.
Per il suo terzo film, dopo Desiderio rubato (1958) e Stazione Nishi-Ginza (1958), Shōhei Imamura porta sullo schermo un intenso romanzo di Shinji Fujiwara. Modellato sulla forma di un heist movie, è un ritratto cinico e ghignante dell'avidità umana, una commedia nerissima a base di violenze e soprusi, tradimenti e doppi giochi, in cui già comincia a delinearsi l'interesse del regista per quella “parte bassa” della società che sarà al centro di tutti i suoi film successivi. Nella pittoresca carrellata di personaggi negativi che popolano la pellicola, non è difficile individuare le coordinate di una nascente poetica che, seppur non ancora pienamente compiuta, è già pronta a svincolarsi fieramente dai codici e i modelli ufficiali del cinema del dopoguerra. Se alle due uniche figure positive del film, i giovani Satoru e Ryuko, sono affidate per lo più le parti leggere e divertenti della narrazione, è sulla spietata Shima che Imamura concentra il suo sguardo, primissimo prototipo della donna lasciva e disposta a tutto che attraverserà in diverse forme tutto il suo cinema. Nessuno sembra essere meno furfante dell'altro e, mentre nel sottosuolo i cinque criminali si agitano e si divorano come insetti ciechi, in superficie infuria un tifone e il distretto commerciale viene smantellato per il tornaconto di una sola persona. Amaro e beffardo, in chiusura Imamura affida la morale della vicenda al vecchio e scaltro Taki, una morale che promette di premiare furfanti e degenerati a condizione che essi non si lascino dominare completamente dalla propria cupidigia. È con questa pellicola che comincia il lungo e fortunato sodalizio del regista con il direttore della fotografia Shinsaku Himeda.
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