Tre storie sull'impossibilità dell'amore. Matsumoto (Hidetoshi Nishijima) e Sawako (Miho Kanno) sono innamorati, ma lui si trova costretto a sposare la figlia del suo capo: Sawako tenta il suicidio e Matsumoto torna da lei, legandola a sé per sempre. Un boss yakuza in pensione (Tatsuya Mihashi) incontra la donna (Chieko Matsubara) che l'aveva atteso, ogni sabato sulla stessa panchina, per tutta la vita. Una giovane e celebre popstar (Kyoko Fukada) viene sfigurata in seguito a un incidente; il suo più grande fan (Tsutomu Takeshige) decide allora di accecarsi. Partendo da una rappresentazione di marionette bunraku, Takeshi Kitano firma uno dei suoi lavori più struggenti: i personaggi sono come burattini vittime del destino, incapaci di poter dare concretezza ai loro sentimenti. Attraverso uno stile scarno ed essenziale, il regista nipponico dirige con mano sicura, lasciando ampio spazio alla poesia delle immagini e della natura che circonda i protagonisti. Un'attenzione, questa, particolarmente evidente nell'ottimo episodio dei due amati legati da una corda rossa, che camminano senza meta mentre le stagioni scorrono una dopo l'altra. Tiene testa il toccante capitolo dell'anziano capo yakuza, che si conclude con un finale sorprendente, mentre la vicenda della popstar e del suo ammiratore risulta un po' forzata e nettamente più debole delle altre due. Kitano costruisce un disegno d'insieme affascinante, seppur fin troppo rarefatto, dove fioccano le citazioni alla storia del cinema nipponico: il regista non è sempre incisivo come vorrebbe, ma diverse sequenze rimangono impresse e la conclusione scelta è quella giusta. Notevole colonna sonora di Joe Hisaishi.