Sonatine
Sonatine
1993
Paese
Giappone
Generi
Drammatico, Gangster
Durata
94 min.
Formato
Colore
Regista
Takeshi Kitano
Attori
Takeshi Kitano
Aya Kokumai
Tetsu Watanabe
Masanobu Katsumura
Susumu Terajima
Murakawa (Takeshi Kitano) è un boss della yakuza ormai stanco dell'attività criminale e sul punto di ritirarsi. Il capo dell'organizzazione lo costringe però a portare a termine un'ultima operazione, e lo spedisce a Okinawa per mettere fine ai dissidi tra due clan rivali. Ben presto, però, la missione si rivelerà essere una trappola ben architettata, dalla quale sarà complicato uscire vivi.
Giunto alla quarta esperienza registica, Takeshi Kitano torna a raccontare, dopo Il silenzio sul mare (1991), le vicende di un gangster, stavolta alle prese con un universo che non gli appartiene più e al quale vorrebbe sfuggire. Ma, a differenza di quanto avvenuto nelle opere precedenti, il genere dello yakuza-eiga viene destrutturato e i suoi codici filtrati e riletti alla luce della poetica autoriale del regista, il quale raggiunge uno straordinario equilibrio significativo tra forma e sostanza narrativa, mescolando inoltre generi e codici diversi, dalla commedia nera al noir, passando per le accortezze e i ritmi tipici del cinema d'autore. Il film, scandito da continue ellissi, si staglia in un tempo diegetico immobile, all'interno del quale l'esistenza dei protagonisti è messa in stretta relazione con la morte, quanto mai necessaria e ricercata in maniera attiva: nelle sequenze di gioco sulla spiaggia c'è tutto il desiderio di "fermare" il tempo per godersi quegli ultimi momenti prima di una fine ormai certa. Aggressivo e lieve allo stesso tempo, Sonatine declina con lucida follia l'impalpabile percezione dell'esistere, e produce inusitate voragini di senso che, pur richiedendo una visione attiva e partecipata, sanno poi ripagare lo spettatore con una meritata ricompensa. Splendide musiche di Joe Hisaishi e grande prova (anche d'attore) di Kitano.
Giunto alla quarta esperienza registica, Takeshi Kitano torna a raccontare, dopo Il silenzio sul mare (1991), le vicende di un gangster, stavolta alle prese con un universo che non gli appartiene più e al quale vorrebbe sfuggire. Ma, a differenza di quanto avvenuto nelle opere precedenti, il genere dello yakuza-eiga viene destrutturato e i suoi codici filtrati e riletti alla luce della poetica autoriale del regista, il quale raggiunge uno straordinario equilibrio significativo tra forma e sostanza narrativa, mescolando inoltre generi e codici diversi, dalla commedia nera al noir, passando per le accortezze e i ritmi tipici del cinema d'autore. Il film, scandito da continue ellissi, si staglia in un tempo diegetico immobile, all'interno del quale l'esistenza dei protagonisti è messa in stretta relazione con la morte, quanto mai necessaria e ricercata in maniera attiva: nelle sequenze di gioco sulla spiaggia c'è tutto il desiderio di "fermare" il tempo per godersi quegli ultimi momenti prima di una fine ormai certa. Aggressivo e lieve allo stesso tempo, Sonatine declina con lucida follia l'impalpabile percezione dell'esistere, e produce inusitate voragini di senso che, pur richiedendo una visione attiva e partecipata, sanno poi ripagare lo spettatore con una meritata ricompensa. Splendide musiche di Joe Hisaishi e grande prova (anche d'attore) di Kitano.
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