Devastato dagli orrori a cui è stato costretto ad assistere durante l'occupazione nazista, Padre Lankester Merrin (Stellan Skarsgård), a tre anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, si reca in Africa orientale per ritrovare se stesso e recuperare la fede perduta. Unitosi a un gruppo di archeologi, dovrà affrontare per la prima volta il demone Pazuzu, portato alla luce dalle rovine di un'antica chiesa. Prodotto dalla gestazione travagliata e destinato al fallimento fin dall'inizio, il film rappresenta l'inspiegabile incursione di Paul Schrader nel territorio dell'horror commerciale più bieco. Priva di ragione d'essere, la pellicola vuole essere un'operazione a metà strada tra lo spin-off e il prequel de L'esorcista (1973) di William Friedkin, con l'ambizione di sondare le origini dello scontro tra Bene e Male che alberga nell'anima tormentata di Padre Merrin (interpretato da Max von Sydow nel celeberrimo capostipite). Assai sconfortante, nonostante qualcuno potrebbe essere in parte affascinato dalla regia controllata e dall'atmosfera sommariamente suggestiva (fotografia di Vittorio Storaro). Poco prima che la pellicola venisse ultimata, temendo un flop clamoroso, la Morgan Creek Productions rimpiazzò Schrader e mise in cabina di regia Renny Harlin il quale, dopo aver girato qualche scena alternativa e cambiato alcuni snodi della trama, realizzò L'esorcista – La genesi (2004). La casa di produzione, non contenta dello scempio, consentì poi a Schrader di riprendere e ultimare il progetto che era stato costretto ad abbandonare.