First Reformed
First Reformed
2017
Paese
Usa
Generi
Drammatico, Thriller
Durata
113 min.
Formato
Colore
Regista
Paul Schrader
Attori
Ethan Hawke
Amanda Seyfried
Michael Gaston
Cedric the Entertainer
Victoria Hill
Toller (Ethan Hawke), ex cappellano militare segnato dalla morte del figlio in guerra, porta avanti con diligente austerità una piccola chiesa protestante di provincia, la First Reformed. Quando il suo tentativo di salvare dalla depressione un giovane ambientalista radicale fallisce tragicamente, Toller si ritrova schiacciato da un senso di colpa ossessivo e disturbante. Tormentato e fisicamente debilitato, stringe una relazione sempre più intima con Mary (Amanda Seyfried), ex moglie del ragazzo che non è riuscito a salvare, e inizia a cambiare il suo rapporto con l’organizzazione che si occupa della chiesa a cui ha dedicato la propria vita.
Autore di spicco della New Hollywood e profondo innovatore dei canoni del cinema classico, a 71 anni Paul Schrader ha ritrovato l’ispirazione dei tempi migliori scrivendo e dirigendo un rigoroso dramma di dolente umanità che riprende e aggiorna alla contemporaneità tutta la sua poetica. Conservando un approccio austero e disadorno che rimanda allo spiritualismo di Bresson (si pensi, anche per le scelte narrative, a Il diario di un curato di campagna) e Dreyer (da Dies irae a Ordet), l’autore americano ha realizzato un film capace di addentrarsi tra le aspre pieghe della provincia americana (come fece già nello splendido Hardcore) con una messa in scena che sottolinea l’importanza sia della parola (straordinario il lungo dialogo tra il giovane attivista e Toller), sia dell’immagine (la composizione pittorica dell’inquadratura, la valenza simbolica del chiaroscuro). Centrale, come spesso nel cinema di Schrader, il percorso cristologico del protagonista, che addossa su di sé tutte le sofferenze in un cammino di redenzione che parte da una condizione di emarginazione volontaria e approda a un tentativo di salvezza con il Bene che trionfa sul Male. Esemplare l’uso degli spazi (gli interni, spogli e asettici, amplificano la gelida ambientazione invernale che ricorda quella di Affliction), così come la capacità di Schrader di portare sullo schermo un racconto in cui la Fede, pura e assoluta, sembra non poter essere scalfita dalle mostruose derive della società contemporanea. Memorabile il finale, che comprende l’inno evangelico Leaning on the Everlasting Arms, presente anche nel capolavoro La morte corre sul fiume (1955). Un film dalla tensione drammaturgica in costante ascesa, anche grazie alla superba interpretazione di un Ethan Hawke nel ruolo che vale una intera carriera. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2017.
Autore di spicco della New Hollywood e profondo innovatore dei canoni del cinema classico, a 71 anni Paul Schrader ha ritrovato l’ispirazione dei tempi migliori scrivendo e dirigendo un rigoroso dramma di dolente umanità che riprende e aggiorna alla contemporaneità tutta la sua poetica. Conservando un approccio austero e disadorno che rimanda allo spiritualismo di Bresson (si pensi, anche per le scelte narrative, a Il diario di un curato di campagna) e Dreyer (da Dies irae a Ordet), l’autore americano ha realizzato un film capace di addentrarsi tra le aspre pieghe della provincia americana (come fece già nello splendido Hardcore) con una messa in scena che sottolinea l’importanza sia della parola (straordinario il lungo dialogo tra il giovane attivista e Toller), sia dell’immagine (la composizione pittorica dell’inquadratura, la valenza simbolica del chiaroscuro). Centrale, come spesso nel cinema di Schrader, il percorso cristologico del protagonista, che addossa su di sé tutte le sofferenze in un cammino di redenzione che parte da una condizione di emarginazione volontaria e approda a un tentativo di salvezza con il Bene che trionfa sul Male. Esemplare l’uso degli spazi (gli interni, spogli e asettici, amplificano la gelida ambientazione invernale che ricorda quella di Affliction), così come la capacità di Schrader di portare sullo schermo un racconto in cui la Fede, pura e assoluta, sembra non poter essere scalfita dalle mostruose derive della società contemporanea. Memorabile il finale, che comprende l’inno evangelico Leaning on the Everlasting Arms, presente anche nel capolavoro La morte corre sul fiume (1955). Un film dalla tensione drammaturgica in costante ascesa, anche grazie alla superba interpretazione di un Ethan Hawke nel ruolo che vale una intera carriera. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2017.
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