Oh, Canada
2024
Paese
Usa
Genere
Drammatico
Durata
91 min.
Formati
Bianco e Nero, Colore
Regista
Paul Schrader
Attori
Richard Gere
Uma Thurman
Jacob Elordi
Malato terminale di cancro, Leonard Fife (Richard Gere) si abbandona all'emozionante racconto di quando, poco più che ventenne, nel 1968, partì dal Massachusetts alla volta del Canada proprio quando sarebbe dovuto partire per il fronte in Vietnam. La moglie Emma (Uma Thurman) e i registi che poi faranno diventare questa storia un film sono i testimoni di quest'ultima, testamentaria confessione di Leonard.
Il vecchio leone Paul Schrader, classe 1946, è tornato. Dopo aver presentato il suo ultimo trittico noir sui consueti temi di colpa ed espiazione alla Mostra del Cinema di Venezia (First Reformed nel 2017, Il collezionista di carte nel 2021 e Il maestro giardiniere nel 2022), il regista e sceneggiatore americano arriva in concorso a Cannes con un crepuscolare racconto che racchiude in sé tanti dei temi a lui cari (la solitudine esistenziale, la sopportazione del dolore, il desiderio di riconciliazione al momento della fine). Sulla base di un rigore stilistico ormai pienamente compiuto, Scharder si muove con consumata esperienza tra le pieghe di quel cinema classico a lui tanto caro, ricavando il massimo dagli ambienti suburbani della fredda provincia americana e mettendo in scena lo struggente addio alla vita di un uomo consapevole di essere arrivato alla fine dei propri giorni. In quest'ottica, i frammenti del passato diventano istantanee di pura emozione non tanto per il loro peso narrativo nell'economia del film (abbastanza irrilevante), ma per il fatto di essere il mezzo attraverso cui Leonard cerca di dare un senso "postumo" alla propria esistenza. Sentimenti contrastanti, paternità effettive e mancate, incertezza individuale in uno dei momenti di maggiore incertezza collettiva (in America e non solo) animano l'ultima "preghiera laica" di un uomo celebrato come icona pacifista che, in realtà, vuole rendersi invisibile agli occhi degli altri, ritrovando semplicemente la verità nei suoi affetti più autentici. Il tema della rappresentazione della realtà attraverso il mezzo cinematografico, suggerito contrapponendo anche fiction e documentario, non è portato avanti in maniera particolarmente brillante, ma il film riesce a toccare quasi sempre le giuste corde emotive. A dir poco commovente la prova di Richard Gere, il quale torna a lavorare con Paul Schrader a 44 anni di distanza da American Gigolo: spogliandosi totalmente del suo proverbiale charme, dà vita a un'intepretazione memorabile capace di rendere con notevole intensità le fragilità di un uomo devastato dalla malattia. Jacob Elordi, bravissimo, interpreta Leonard Fife da giovane. Splendida la malinconica colonna sonora di Phosphorescent. Tratto dal romanzo Foregone dello scrittore americano Russell Banks (1940-2023), del quale Schrader aveva già trasposto sul grande schermo Affliction nel 1997.
Il vecchio leone Paul Schrader, classe 1946, è tornato. Dopo aver presentato il suo ultimo trittico noir sui consueti temi di colpa ed espiazione alla Mostra del Cinema di Venezia (First Reformed nel 2017, Il collezionista di carte nel 2021 e Il maestro giardiniere nel 2022), il regista e sceneggiatore americano arriva in concorso a Cannes con un crepuscolare racconto che racchiude in sé tanti dei temi a lui cari (la solitudine esistenziale, la sopportazione del dolore, il desiderio di riconciliazione al momento della fine). Sulla base di un rigore stilistico ormai pienamente compiuto, Scharder si muove con consumata esperienza tra le pieghe di quel cinema classico a lui tanto caro, ricavando il massimo dagli ambienti suburbani della fredda provincia americana e mettendo in scena lo struggente addio alla vita di un uomo consapevole di essere arrivato alla fine dei propri giorni. In quest'ottica, i frammenti del passato diventano istantanee di pura emozione non tanto per il loro peso narrativo nell'economia del film (abbastanza irrilevante), ma per il fatto di essere il mezzo attraverso cui Leonard cerca di dare un senso "postumo" alla propria esistenza. Sentimenti contrastanti, paternità effettive e mancate, incertezza individuale in uno dei momenti di maggiore incertezza collettiva (in America e non solo) animano l'ultima "preghiera laica" di un uomo celebrato come icona pacifista che, in realtà, vuole rendersi invisibile agli occhi degli altri, ritrovando semplicemente la verità nei suoi affetti più autentici. Il tema della rappresentazione della realtà attraverso il mezzo cinematografico, suggerito contrapponendo anche fiction e documentario, non è portato avanti in maniera particolarmente brillante, ma il film riesce a toccare quasi sempre le giuste corde emotive. A dir poco commovente la prova di Richard Gere, il quale torna a lavorare con Paul Schrader a 44 anni di distanza da American Gigolo: spogliandosi totalmente del suo proverbiale charme, dà vita a un'intepretazione memorabile capace di rendere con notevole intensità le fragilità di un uomo devastato dalla malattia. Jacob Elordi, bravissimo, interpreta Leonard Fife da giovane. Splendida la malinconica colonna sonora di Phosphorescent. Tratto dal romanzo Foregone dello scrittore americano Russell Banks (1940-2023), del quale Schrader aveva già trasposto sul grande schermo Affliction nel 1997.
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