Il maestro giardiniere
Master Gardener
2022
Paese
Usa
Generi
Drammatico, Thriller
Durata
107 min.
Formato
Colore
Regista
Paul Schrader
Attori
Joel Edgerton
Sigourney Weaver
Quintessa Swindell
Narvel Roth (Joel Edgerton) è un meticoloso orticoltore dall'oscuro passato che lavora in una residenza storica di proprietà della ricca vedova Norma Haverhill (Sigourney Weaver). La sua ordinata quotidianità viene turbata dall'arrivo alla villa di Maya (Quintessa Swindell), pronipote di Mrs. Haverill, assunta come apprendista proprio dalla padrona di casa.
Film di chiusura di una ideale trilogia che comprende First Reformed (2017) e Il collezionista di carte (2021), Il maestro giardiniere segna di fatto l'approdo finale di tutta la parabola artistica di Paul Schrader il quale, per sua stessa ammissione, ha voluto chiudere il suo viaggio nelle pieghe chiaroscurali dell'America iniziato con Taxi Driver (1976). Narvel Roth incarna l'ennesima variazione sul tema dell'antieroe solitario in preda ai propri fantasmi e alle proprie ossessioni, che deve fare i conti con il senso di colpa e la redenzione cristiana raggiunta con il sangue. Il solido impianto del film si nutre anche di dolente umanità, rifiutando brutali esplosioni di violenza anche nei momenti di maggiore tensione. La geometria del giardino, specchio dell'emotività del protagonista e metafora per eccellenza della bellezza dell'arte e dell'origine dell'uomo, è caratterizzata da una tranquillità "condannata" a incrinarsi nel momento in cui il destino gioca le sue carte. In un quadro generale che poco aggiunge a quanto già affrontato negli anni precedenti, Schrader sceglie di affidarsi alla speranza, mettendo da parte le sue sfumature più pessimistiche. Tra i vari personaggi in scena, il più originale e riuscito è quello di Mrs. Haverill, sorta di enigmatica presenza femminile rinchiusa in una torre d'avorio fuori dalla contemporaneità che sembra strizzare l'occhio, non solo per il nome, alla Norma Desmond di Viale del tramonto (1950). Un film orgogliosamente "vecchio", legato a un'idea di cinema sostanzialmente immutata da quasi cinquant'anni, che vale per il rigore cristallino della messa in scena e, soprattutto, per il suo valore testamentario. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2022.
Film di chiusura di una ideale trilogia che comprende First Reformed (2017) e Il collezionista di carte (2021), Il maestro giardiniere segna di fatto l'approdo finale di tutta la parabola artistica di Paul Schrader il quale, per sua stessa ammissione, ha voluto chiudere il suo viaggio nelle pieghe chiaroscurali dell'America iniziato con Taxi Driver (1976). Narvel Roth incarna l'ennesima variazione sul tema dell'antieroe solitario in preda ai propri fantasmi e alle proprie ossessioni, che deve fare i conti con il senso di colpa e la redenzione cristiana raggiunta con il sangue. Il solido impianto del film si nutre anche di dolente umanità, rifiutando brutali esplosioni di violenza anche nei momenti di maggiore tensione. La geometria del giardino, specchio dell'emotività del protagonista e metafora per eccellenza della bellezza dell'arte e dell'origine dell'uomo, è caratterizzata da una tranquillità "condannata" a incrinarsi nel momento in cui il destino gioca le sue carte. In un quadro generale che poco aggiunge a quanto già affrontato negli anni precedenti, Schrader sceglie di affidarsi alla speranza, mettendo da parte le sue sfumature più pessimistiche. Tra i vari personaggi in scena, il più originale e riuscito è quello di Mrs. Haverill, sorta di enigmatica presenza femminile rinchiusa in una torre d'avorio fuori dalla contemporaneità che sembra strizzare l'occhio, non solo per il nome, alla Norma Desmond di Viale del tramonto (1950). Un film orgogliosamente "vecchio", legato a un'idea di cinema sostanzialmente immutata da quasi cinquant'anni, che vale per il rigore cristallino della messa in scena e, soprattutto, per il suo valore testamentario. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2022.
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