Dopo un tragico episodio, nelle dinamiche di una coppia di innamorati si insinua l'ombra del sospetto reciproco. Al culmine della tensione i due si scoprono vulnerabili e soli, uniti nello stesso disegno del destino. Accantonate le abituali implicazione metafisiche e religiose, la riflessione di Carl Theodor Dreyer si concentra per intero sui caratteri dei personaggi, in una minuziosa cronaca interiore che, attraverso gesti, sguardi e parole, ricostruisce la parabola di sentimenti che lega i due protagonisti. Costruito nel rispetto quasi totale delle unità di luogo, di tempo e di azione, Due esseri è un dramma da camera di impianto teatrale con due soli personaggi in scena. È (giustamente) considerato uno dei film meno riusciti del maestro danese, il quale non riconobbe mai la piena paternità di quest'opera. La produzione impose una coppia di attori molto più anziani rispetto a quelli scelti dal regista, e ordinò il reintegro nel montaggio definitivo di una scena, quella del flashback finale con le ombre, che Dreyer avrebbe voluto eliminare. Nel complesso la pellicola, mai uscita in Italia, appare oggi quasi un episodio spurio nella filmografia del regista, poco a suo agio nella costruzione di una sorta di thriller psicologico claustrofobico e ingessato.