1945, pochi mesi dopo la conclusione della Seconda guerra mondiale. Leopold Kesler (Jean-Marc Barr) è un americano di origini tedesche che decide di ritornare in Germania, desideroso di aiutare la propria patria a rinascere. Grazie a suo zio (Ernst-Hugo Järegård), Leopold trova lavoro come cuccettista per la compagnia ferroviaria Zentropa e si trova a fare i conti con nostalgici del regime nazista e con un gruppo di terroristi antiamericani che si fanno chiamare i "Lupi Mannari". Capitolo conclusivo della trilogia europea vontrieriana iniziata con L'elemento del crimine (1984) e proseguita con Epidemic (1987). Come nei due precedenti film, von Trier sembra poco interessato alla trama (tutto sommato banale e prevedibile negli sviluppi) e più concentrato sull'aspetto formale, lavorando di fino su un'estetica che non è mai meramente decoratrice ma sempre foriera di spunti narrativi e di riflessioni storiche, sociali e filosofiche. Dando vita a un'opera visivamente ipnotica, von Trier ci illustra una nazione e un continente feriti dal recente conflitto mondiale, utilizzando uno stile funzionale nella resa di quello straniamento surreale e di conflittualità latenti caratterizzanti il periodo post bellico. Nasce così una messa in scena che abbonda con le illuminazioni e le scenografie di tipo espressionista, con sovraimpressioni e retroproiezioni, con i passaggi dal bianco e nero al colore. La forma si fa sostanza, benché non sempre riesca a sopperire completamente a una sceneggiatura esile e non aiutata da un protagonista tendenzialmente monocorde. A ogni modo, decisamente suggestivo e intrigante. Vincitore del Premio della giuria al 44º Festival di Cannes. In originale la voce fuori campo è di Max von Sydow.