Il direttore (Norman Reedus) di una piccola sala cinematografica viene ingaggiato da un facoltoso collezionista di cinema (Udo Kier) per recuperare l'ultima copia di un film considerato maledetto, dal titolo La Fin Absolue du Monde. Dopo quasi quattro anni di assoluto silenzio, John Carpenter torna in cabina di regia per dirigere un episodio della serie Masters of Horror, progetto televisivo (creato da Mick Garris) tra i più interessanti del nuovo millennio. Grazie al piccolo schermo, Carpenter trova grandissima ispirazione e realizza non soltanto uno dei segmenti migliori della prima stagione, ma anche una delle produzioni più convincenti e affascinanti della sua intera filmografia. In poco meno di sessanta minuti, infonde gran parte delle migliori suggestioni partorite dalla sua poetica (evidente l'influenza dello splendido Il seme della follia, girato nel 1994), esplicitando una forte riflessione sulla potenza del mezzo cinematografico e sulla responsabilità che ricade su chi lo utilizza. Sogno e realtà si fondono e collassano, in un affascinante cortocircuito (strutturale e visivo) che si trasforma in omaggio sincero e coerente alla pratica artistica della settima arte: raramente un prodotto televisivo ha trovato tale compiuta (e personalissima) realizzazione. Udo Kier è Bellinger; musiche di Cody Carpenter. Il titolo si riferisce alle bruciature tipiche delle vecchie pellicole.