Ex funzionario di polizia di stampo reazionario, Ferdinand Rieche (Heinz Schubert), viene messo a capo della sorveglianza di uno stabilimento. Ossessionato dalla sicurezza, organizzerà lui stesso degli atti di sabotaggio (e non solo) per dimostrare l'importanza dei suoi metodi e del suo lavoro. Alexander Kluge prende spunto da un suo stesso racconto per dare vita a una delle pellicole più incisive della sua carriera. Più delle svolte narrative o della regia piuttosto monocorde, il film colpisce per la rappresentazione di un personaggio tra i più efficaci del cinema tedesco degli anni Settanta: Ferdinand è un uomo di legge che non rispetta le leggi; un maniaco dell'ordine che arriverà persino a compiere un attentato contro un ministro pur di avvalorare le sue idee. È una figura grottesca, con cui il regista ironizza con forza sulla Germania dell'epoca (e non solo) tanto da metterla in ridicolo. Kluge insiste eccessivamente sulla voce fuoricampo, che finisce per diventare fin fastidiosa, ma il tono sarcastico del suo lungometraggio funziona a puntino e Heinz Schubert è l'interprete perfetto per un protagonista di tale spessore di scrittura.