Il vicesceriffo Joe Deacon (Denzel Washington), della contea californiana di Kern, si ritrova a collaborare con il detective Jimmy Baxter (Rami Malek) per catturare un serial killer che sta uccidendo brutalmente giovani donne nell’area di Los Angeles. Nel corso delle indagini affiora l’oscuro passato di Joe, ancora tormentato da un caso irrisolto che causò il suo allontanamento dal dipartimento omicidi.

John Lee Hancock realizza un thriller psicologico, rinvigorito da un cast incoraggiante, ideato e scritto dal regista negli anni ’90: gli stessi in cui è ambientato Fino all’ultimo indizio (ennesimo titolo storpiato rispetto all’azzeccatissimo originale The Little Things). Joe ha perso ogni traccia di vitalità: un uomo in decomposizione, divorato da un malessere ben visibile sul volto logorato dai solchi scavati dalla sofferenza, accentuato da un visual noir mai troppo virtuoso, causata da un mondo in cui i lati oscuri del male sembrano prendere il sopravvento su tutto. «Hai mai il dubbio che forse sia una perdita di tempo, stare qui seduti, aspettare, sorvegliare, passare la vita all’ombra di un altro uomo?», pronuncia lo stesso Joe con questa frase che porta con sé l’amara sensazione di un’umanità giunta al suo tramonto, dove l’uomo è destinato a diventare un tutt’uno con il male. Come in Seven di David Fincher, con cui Fino all’ultimo indizio condivide alcune somiglianze contenutistiche (soprattutto verso il finale), si viene a creare un intenso confronto (scontro) tra le psicologie incarnate da Joe, pessimista e realista, dal detective Baxter, idealista e determinato, e il presunto killer (Jared Leto), astuto provocatore che metterà a dura prova le coscienze di due anime apparentemente leali. Lo spettatore si trova di fronte a una ricerca ossessiva della verità, sempre sfuggente, da parte di Joe e del detective Jimmy Baxter, trascinati sempre più da un vortice di spiacevoli eventi che confermeranno l’esistenza di una realtà in cui la distinzione tra bene e male non è mai così ben delineata. Al di là degli interessanti spunti sulla capacità del male di provocare e contagiare, riuscendo a macchiare persino le coscienze di uomini giusti, il film si rivela privo della giusta dose di suspense necessaria a rendere intrigante e coinvolgente la maggior parte del corso delle indagini. Ottima la performance dei tre attori, in grado di risollevare almeno in parte le sorti di un film comunque abbastanza debole e poco originale.