Erin Gruwell (Hilary Swank), insegnante, ottiene una cattedra alla Woodrow Wilson Classical School di Long Beach, in California. A lei viene affidato un gruppo di ragazzi di differenti etnie che partecipano a un progetto di riabilitazione: ragazzi difficili ai quali la giovane professoressa vuole regalare una seconda opportunità.

Sulla scia di Pensieri pericolosi, del 1995, anche Freedom Writers porta sul grande schermo una storia vera che si svolge tra i banchi di scuola, tratta dal libro The Freedom Writers Diary: How a Teacher and 150 Teens Used Writing to Change Themselves and the World Around Them. Uno spunto interessante, che trova le parti più riuscite nelle sequenze all’interno dell’aula e nelle trasposizioni visive delle parole scritte sui diari dai ragazzi, anche se sono presenti eccessi retorici che non danno il giusto respiro a tutta l’opera. Il regista parte dagli scritti dei ragazzi per costruire un racconto sociale, radicato in una provincia americana qualunque ma che, per questo, potrebbe divenire simbolo di tante altre, portando con sé riflessioni su integrazione e riscatto, soprattutto tra i giovani. Altalenante, il film purtroppo si perde quando si tratta di raccontare la vita privata dell’insegnante, che si sviluppa in un cliché dopo l’altro. Convincente Hilary Swank e funzionale la colonna sonora hip-hop. Uscito solamente in home video in Italia.