Sherlock Holmes (Peter Cushing) e il dottor Watson (André Morell) vengono chiamati a indagare sulla misteriosa morte di Charles Baskerville, sulla cui dinastia sembra gravare un'inquietante maledizione, ma l'erede legittimo (Christopher Lee) è scettico. Dopo il celeberrimo adattamento del 1939 con Basil Rathbone, anche Terence Fisher e la Hammer si cimentano con una versione del romanzo di Arthur Conan Doyle Il mastino dei Baskerville. Lo Sherlock di Cushing, sebbene messo alla prova da situazioni orrorifiche che poco pertengono alla versione letteraria del suo personaggio (tarantole giganti, riti sacrificali e altre stranezze) ha un'eleganza energica, che rende il detective più propenso all'azione. Si tratta del primo film che narra le gesta di Holmes a essere girato in Technicolor e forse in questo risiede uno dei limiti principali dell'opera, perché l'atmosfera tetra e brumosa della brughiera inglese patisce non poco la vividezza dei colori. Un'altra debolezza consiste sicuramente nel climax che precede l'apparizione del mastino, ben costruito ma disvelato in maniera deludente verso la fine. Poco apprezzato dal pubblico, nonostante la bella performance di Cushing.