Graveyard of Honor
Shin Jingi no Hakaba
2002
Paese
Giappone
Generi
Gangster, Noir
Durata
131 min.
Formato
Colore
Regista
Takashi Miike
Attori
Gorō Kishitani
Renji Ishibashi
Ryōsuke Miki
Mikio Ohsawa
Harumi Inoue
Narimi Arimori
Yoshiyuki Daichi
Shingo Yamashiro
Il lavapiatti Rikuo ishimatsu (Gorō Kishitani) salva la vita al boss Sawada (Shingo Yamashiro), iniziando una rapida ascesa nel mondo della yakuza. Il suo comportamento violento e imprevedibile lo porta a sparare al proprio capo e a cercare rifugio in casa di Imamura (Ryōsuke Miki), membro di un clan rivale. Sprofondato insieme alla compagna (Narimi Arimori) nella dipendenza della droga, Rikuo, diventato sempre più paranoico e sospettoso, si avvia verso una tragica morte. Seconda trasposizione per il cinema del romanzo di Goro Fujita Shin Jingi no Hakaba (dopo il classico La tomba dell'onore di Kinji Fukasaku, 1975) e uno dei titoli più disperati e dolorosi della filmografia di Takashi Miike. Il contesto dell'opera originale, quello del Giappone del dopoguerra piegato e allo sbando dopo la sconfitta e l'occupazione americana, è qui spostato fra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90, in concomitanza con la nascita di un periodo di disordini e subbuglio. In entrambi i casi Rikuo Ishimatsu (Rikio Ishikawa nell'originale) funge da specchio della società in quanto vittima e allo stesso tempo artefice di caos e instabilità. È lui un ennesimo emarginato del cinema di Miike, personaggio impetuoso e brutale, incapace di provare sentimenti e in grado di esprimersi solo attraverso la violenza (come per esempio nel terribile atto verso la ragazza che poi diventerà la sua compagna), una figura tragica avversa alle regole della yakuza e in atteggiamento di sfida verso il mondo intero (culminante nella sequenza finale in cui si erge titanico a sfidare persino la gravità). Accompagnato da una malinconica colonna sonora jazz, Miike registra attraverso una messa in scena lucida e rigorosa la progressiva e inevitabile autodistruzione di Rikuo non nascondendo uno sguardo insolitamente compassionevole e privo di ironia per questo suo sofferente protagonista. Alcuni momenti vanno fin troppo col pilota automatico e sanno di già visto, ma il coinvolgimento rimane alto fino alla fine e i momenti emozionanti non mancano.
Maximal Interjector
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