Assoldato per uccidere un esponente yakuza, il sicario Mizuki (Shō Aikawa) viene anticipato da un misterioso individuo che porta a termine il lavoro prima di lui. Questi altro non è che Shuuichi (Riki Takeuchi), un vecchio amico di infanzia di cui Mizuki aveva perso le tracce. Mentre a Tokyo scoppia una sanguinosa guerra fra bande, i due si rifugiano nell'isola in cui sono cresciuti e, ricordati i tempi passati, decidono di darsi da fare per aiutare i bambini bisognosi di tutto il mondo. Sequel solo di nome di quel Dead or Alive che nel 1999 aveva scardinato alcune regole del poliziesco, la pellicola è l'ennesima variazione del regista sul genere a lui più caro, questa volta approcciato solo collateralmente. Confinata l'azione lontano dalle scene principali, Takashi Miike si cimenta in una rievocazione nostalgica popolata di sogni ingenui e infantili, realizzando un film schietto e un po' sgangherato, che si muove fra momenti di pura improvvisazione e reminiscenze kitaniane, tutto fotografato come una vecchia stampa sbiadita. Un passo indietro rispetto alla complessità formale e contenutistica del primo capitolo, ma lo sguardo di Miike resta sincero e non fatica a cospargere la pellicola di genuina e sfumata malinconia. Difficilmente isolabile dalla filmografia del suo autore per ricchezza di riferimenti, resta un'opera personale ma irrisolta. La trilogia si chiuderà due anni dopo con Dead or Alive 3.