Ley Lines
Nihon kuroshakai
1999
Paese
Giappone
Generi
Drammatico, Gangster
Durata
105 min.
Formato
Colore
Regista
Takashi Miike
Attori
Shō Aikawa
Samuel Pop Aning
Tomorowo Taguchi
Takeshi Caesar
Yukie Itou
Michisuke Kashiwaya
Naoto Takenaka
Kazuki Kitamura
Dan Li
Ryūshi Mizukami
Discriminati per le loro origini cinesi, Chan (Tomorowo Taguchi) e i due fratelli Ryūichi (Kazuki Kitamura) e Shunrei (Michisuke Kashiwaya) fuggono dalla campagna giungendo a Shinjuku dove si improvvisano spacciatori di toluene. A loro si aggiunge la prostituta cinese Anita (Dan Li): i quattro decidono allora di derubare il boss cinese Wong (Naoto Takenaka) per poi fuggire dal Giappone. L'esito sarà tragico.
Con il capitolo finale della trilogia kuroshakai (iniziata nel 1995 con Shinjuku Triad Society e proseguita nel 1997 con Rainy Dog) Takashi Miike torna in Giappone, nella Shinjuku del primo capitolo, dove si nascondono reietti ed emarginati costretti all'illegalità e alla violenza da una società che si rifiuta di riconoscerli. Muovendosi fra gli scantinati e le terrazze di una metropoli illuminata al neon, Miike mette in scena una realtà di continue prevaricazioni sui più deboli e indifesi (il personaggio della prostituta cinese Anita ne è l'emblema più doloroso), in cui la condizione di sradicamento accomuna tutti, buoni e cattivi, e rende la ricerca della felicità un obiettivo illusorio e irraggiungibile. La narrazione procede fra pause e sospensioni ricreando un'atmosfera malinconica e opprimente (sottolineata da una fotografia in cui risalta un cielo costantemente plumbeo e minaccioso) e preferendo spesso i silenzi alle parole mentre la camera a mano segue da vicino e con commozione una gioventù già tragicamente segnata. Qualche sequenza di troppo, ma il film funziona ed è il migliore della trilogia. Il fido Naoto Takenaka interpreta qui il boss Wong, uno dei cattivi più memorabili e complessi del cinema di Miike.
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