L'americana Karen (Sarah Michelle Gellar) è una giovane assistente sociale giunta a Tokyo insieme al suo compagno Doug (Jason Behr) per uno scambio culturale. Un giorno, giunta dall'anziana signora (Grace Zabriskie) di cui deve prendersi cura, Karen trova una situazione di completo degrado, con la donna in stato catatonico e l'appartamento abbandonato a se stesso. Scoprirà ben presto la terribile verità che si cela fra quelle mura. Sulla scia dell'enorme successo riscontrato dal rifacimento americano di The Ring (1998) ad opera di Gore Verbinski, arriva puntuale il remake hollywoodiano del cult Ju-on: The Grudge (2003) firmato dallo stesso Takashi Shimizu. L'intento è chiaro: riadattare un prodotto radicato nella cultura giapponese alle esigenze di un pubblico non avvezzo a tempi e modi del cinema orientale. L'ibrido che ne nasce non tradisce l'ambientazione originale — siamo sempre a Tokyo — ma vi innesta noti volti occidentali (Sarah Michelle Gellar, Bill Pullmann, Grace Zabriskie), ripropone la caratteristica struttura non lineare — ancora una volta gli eventi sono presentati in ordine non cronologico — ma dà maggior spazio a spiegazioni e raccordi narrativi, ricorre ai soliti motivi spaventosi (rumori sinistri e apparizioni improvvise) ma aggiunge effetti gore prima completamente assenti. Riverniciatura di poco conto per un'operazione spudoratamente commerciale, prodotta da Sam Raimi e diretta da Shimizu con la mano sinistra.