Alberto Colombo (Maurizio Nichetti), ingegnere in un'azienda milanese, è sposato con Margherita (Maria de Medeiros), la quale non vuole figli. Costretto a partire alla volta del Brasile per trovare un fantomatico giacimento di petrolio, l'uomo si ritrova in un luogo abitato solo da avvenenti ragazze, e ne ingravida sei di loro. Riesce comunque a trovare una soluzione e tornare a Milano, dove confessa il tradimento alla moglie. Non tutte le ciambelle riescono col buco, e Nichetti ne sa qualcosa. Film che si rivela un autentico disastro, nonostante la scelta (furba) di riallacciarsi al fortunato esordio Ratataplan (1979), portando ancora sullo schermo, dopo ventidue anni, l'ingegner Colombo. Il regista milanese ha esaurito la sua verve comico-surreale e ripiega su una trama favolistica ma inconsistente, le trovate sono deboli e ripetitive, tanto da svilire anche lo spirito critico nei confronti di una società sempre più appiattita nel linguaggio e assoggettata al lavoro. È lontano lo sperimentalismo tecnico con cui Nichetti giocava tra realtà e finzione animata, relegandola solo per la banale visualizzazione dello spostamento sulla cartina e poco altro. Non mancano gli stantii omaggi al cinema del passato, al solo scopo di conquistare il grande pubblico nella piena consapevolezza di non avere più risorse artistiche. Il titolo richiama la canzone interpretata da Stanlio e Ollio in I figli del deserto (1933).