Horizon: An American Saga - Capitolo 1
Horizon: An American Saga - Chapter 1
2024
Paese
Usa
Generi
Drammatico, Western
Durata
181 min.
Formato
Colore
Regista
Kevin Costner
Attori
Kevin Costner
Dale Dickey
Jena Malone
Sienna Miller
Sam Worthington
Abbey Lee
Michael Angarano
Isabelle Fuhrman
Kathleen Quinlan
Giovanni Ribisi
Un viaggio nel Far West in piena guerra civile americana, tra primi insediamenti, alleanze, tradimenti, interessi economici e sete di potere.
Dopo essere diventato una celebrità negli anni Ottanta (tra i suoi film d’attore c’era anche il western Silverado del 1985), Costner aveva tentato la strada della regia con Balla coi lupi (1990), ambizioso western d’altri tempi, con cui aveva ottenuto ben 7 premi Oscar. Nel 1997 il deludente L’uomo del giorno dopo (il suo secondo film dietro la macchina da presa) era una parentesi dal taglio post-apocalittico prima di tornare all’amore per il genere fondativo per eccellenza del cinema americano con Terra di confine – Open Range (2003), un buon western rimasto troppo sottovalutato. Era però dal 1988 che Costner pensava a Horizon: An American Saga, il progetto di una vita intera, un’epopea in quattro parti in cui al centro c’è il tema dell’espansione americana del West, negli anni a cavallo e intorno alla Guerra Civile: il colonialismo bianco si stava affermando a discapito delle popolazioni indigene americane, mentre tutta l’America sta cambiando in maniera repentina e ineluttabile. È un film di cuore il primo episodio di questa epopea storica, un viaggio di tre ore nel cuore del Far West, un film dal taglio classico in cui si incrociano tantissime storie e personaggi dai diversi destini. Non tutto torna nel corso dei circa 180 minuti, a causa di una sceneggiatura che a tratti si perde (sia per il ritmo altalenante, sia perché c’è davvero troppa carne al fuoco), ma complessivamente l’operazione è talmente sentita e ricca di fascino da valere pienamente il prezzo del biglietto. Così come ci cono dei momenti di vuoto, ci sono anche numerose sequenze trascinanti, dotate di un impianto estetico e drammaturgico potentissimo, tra le quali non si può non citare il momento in cui Costner (dopo oltre un’ora di film) arriva in scena. C’è tanta nostalgia verso un cinema che non si fa più e tanta passione in questa operazione perfetta per i fan del genere, ma che non può lasciare indifferenti anche gli appassionati di un cinema che vuole sognare sfidando le logiche commerciali e certo cinismo dell’industria contemporanea. Il consiglio è lasciarsi trascinare in questa esperienza capace, nonostante tutto, di sorprendere e stupire. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2024.
Dopo essere diventato una celebrità negli anni Ottanta (tra i suoi film d’attore c’era anche il western Silverado del 1985), Costner aveva tentato la strada della regia con Balla coi lupi (1990), ambizioso western d’altri tempi, con cui aveva ottenuto ben 7 premi Oscar. Nel 1997 il deludente L’uomo del giorno dopo (il suo secondo film dietro la macchina da presa) era una parentesi dal taglio post-apocalittico prima di tornare all’amore per il genere fondativo per eccellenza del cinema americano con Terra di confine – Open Range (2003), un buon western rimasto troppo sottovalutato. Era però dal 1988 che Costner pensava a Horizon: An American Saga, il progetto di una vita intera, un’epopea in quattro parti in cui al centro c’è il tema dell’espansione americana del West, negli anni a cavallo e intorno alla Guerra Civile: il colonialismo bianco si stava affermando a discapito delle popolazioni indigene americane, mentre tutta l’America sta cambiando in maniera repentina e ineluttabile. È un film di cuore il primo episodio di questa epopea storica, un viaggio di tre ore nel cuore del Far West, un film dal taglio classico in cui si incrociano tantissime storie e personaggi dai diversi destini. Non tutto torna nel corso dei circa 180 minuti, a causa di una sceneggiatura che a tratti si perde (sia per il ritmo altalenante, sia perché c’è davvero troppa carne al fuoco), ma complessivamente l’operazione è talmente sentita e ricca di fascino da valere pienamente il prezzo del biglietto. Così come ci cono dei momenti di vuoto, ci sono anche numerose sequenze trascinanti, dotate di un impianto estetico e drammaturgico potentissimo, tra le quali non si può non citare il momento in cui Costner (dopo oltre un’ora di film) arriva in scena. C’è tanta nostalgia verso un cinema che non si fa più e tanta passione in questa operazione perfetta per i fan del genere, ma che non può lasciare indifferenti anche gli appassionati di un cinema che vuole sognare sfidando le logiche commerciali e certo cinismo dell’industria contemporanea. Il consiglio è lasciarsi trascinare in questa esperienza capace, nonostante tutto, di sorprendere e stupire. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2024.
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