Nell'esistenza tranquilla e senza intoppi di una famiglia di Tokyo non c'è niente che non vada, se non fosse per il fatto che la figlia Noriko (Setsuko Hara) ha rifiutato il matrimonio con un uomo di mezza età, che le era stato caldamente raccomandato come sposo dal suo principale. Quando Ozu parla di famiglia, dà sempre l'idea di trovarsi al meglio delle sue possibilità, in un habitat a lui congeniale come pochi altri. Il nucleo famigliare, per il maestro giapponese, è un reticolo di relazioni e di non detti, oltre che di legami interiorizzati: in Inizio d'estate, il regista dà vita a ciò che non si vede, concentrandosi sugli aspetti apparentemente più normali e prosaici del quotidiano per caricarli di senso, di spessore, di lirismo e soprattutto di verità. Noriko è un avamposto di purezza, che lotta per restare incontaminata e non piegarsi alle convenzioni sociali, a tal punto da rifiutare il matrimonio che le è stato assegnato e precludersi in maniera praticamente definitiva la possibilità di un avanzamento nel rango sociale: in lei scorgiamo il germe di un tradizionalismo che lotta strenuamente per non essere inglobato dal passaggio forzato del tempo, dalla corsa sfrenata a una novità che tutto dovrebbe far evolvere e risolvere. Rappresenta non a caso un rifiuto del futuro che non è mai bieca, semplicistica e scontata voglia di rifugiarsi nel passato, ma semmai desiderio di dare più senso al presente. Notevolissimo.