Missionario in Africa per oltre vent'anni, padre Carlo Mascolo (Carlo Verdone) decide di tornare a Roma in seguito a una profonda crisi di fede. Ma il ritorno a casa è traumatico: sua sorella Bea (Anna Bonaiuto) e suo fratello Luigi (Marco Giallini) sono diventati avidi e cinici, mentre il padre (Sergio Fiorentini) si è sposato con Olga (Olga Balan), la sua badante. Alla morte di quest'ultima l'anziano uomo decide di lasciare la sua casa alla figlia di Olga, la bellissima Lara (Laura Chiatti) creando non poche tensioni e incomprensioni.

Dopo il (tragico) tributo riservato ai fan con Grande, grosso e Verdone (2008), il regista e attore romano continua la sua descrizione della famiglia moderna che, attraverso un nutrito campionario di disfunzionalità, svolge la funzione di lente d'ingrandimento e strumento analitico sul presente, rappresentato con malinconia e amara ironia. Verdone incarna un personaggio che torna a casa, ma non riconosce più quel mondo che un tempo era anche suo, disorientato e affranto da un quadro sociale fatto di egoismi, incomunicabilità e anaffettività. Lodevole nelle premesse, il film è alquanto deludente nella resa, sospeso tra la commedia di costume brillante e intelligente e la satira fiacca, ammantata da una comicità di grana grossa tutta giocata su gag fisiche e allusioni. Il padre donnaiolo, la sorella nevrotica, il fratello cocainomane, la nipote emo sono sterili figurine, come dimostra un finale forzatamente ottimista, sbrigativo e poco coerente. Quanto manca il Verdone verace. Il film è dedicato alla memoria di Mario Verdone, padre del regista, scomparso nel 2009.