Mahlzeiten
Mahlzeiten
1967
Paese
Rft
Generi
Drammatico, Sentimentale
Durata
90 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Edgar Reitz
Attori
Heidi Stroh
Georg Hauke
Nina Frank
Ruth von Zerboni
Ilona Schütze
Peter Hohberger
Dirk Borchert
Klaus Lackschewitz
Quando Elisabeth (Heidi Stroh), studentessa di fotografia e grafica, incontra Rolf (Georg Hauke), studente di medicina, tra i due nasce un amore immediato che in breve li porterà al matrimonio e al primo di molti figli. Ma la vita coniugale dei due prenderà pian piano una parabola discendente, che porterà Rolf prima alla depressione e poi al suicido, mentre Elisabeth emigrerà in America con i figli dopo essersi risposata con un mormone.
Primo lungometraggio di Edgar Reitz, influenzato dalla Nouvelle Vague francese (in particolare dai film di Jean-Luc Godard), e ispirato al “manifesto di Oberhausen” e alla conseguente nascita della Junger Deutscher Film, che rivendica il diritto a un cinema privo di limitazioni commerciali e culturali di qualsiasi tipo. Mahlzeiten è una tragica e ineluttabile parabola di un amore che mette in luce, nel suo svilupparsi, le difficoltà esistenziali dei due protagonisti e, per estensione, di un'intera generazione di ragazzi e ragazze nati dalla distruzione della Seconda guerra mondiale. L'amore “cannibale” di Elisabeth divora, insaziabile, l'anima di Rolf, orfano di padre e incapace di separarsi davvero dall'alveo materno e affrontare da adulto le difficoltà della vita coniugale e del ruolo di padre, portandolo a rinunciare a ogni sua ispirazione, e spingendolo così fino al suicidio. Figlio dopo figlio, come le lancette di un orologio inesorabile e tremendo, i rapporti tra i due finiscono per rinchiudersi in quell'incomunicabilità esistenziale che negli anni Sessanta è anche oggetto del cinema di Michelangelo Antonioni e che, nel cinema di Reitz, è il sintomo più evidente della “bugia” borghese. Raccontato dallo stesso regista in voce fuori campo, Mahlzeiten è un esordio notevole e già “maturo”, che anticipa alcuni dei temi alla base del successivo Heimat (1984). Vincitore del premio per la miglior opera prima alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia.
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